E' dal 1989 che con determinazione la famiglia, gli amici e la Cosenza rossoblù cerca di far luce sulla vicenda che riguarda la morte di Bergamini. Finalmente sembra che i primi bagliori di verità stiano venendo fuori. Ora più che mai bisogna chiedere giustizia e verità per Denis!!
Ufficiale, Bergamini già morto quando è stato investito
Depositata la perizia del Ris che smonta le versioni dei testimoni oculari. Le piste seguite dalla Procura di Castrovillari. La chiave nella lettera anonima ricevuta dall'avvocato della famiglia?
CASTROVILLARI Le versioni dei testimoni smontate in poche pagine. La dinamica ufficiale della morte cancellata dagli esami e da una perizia. Donato Bergamini, il calciatore del Cosenza deceduto il 18 novembre 1989, investito da un camion, era già morto quando fu travolto dal mezzo. È questo il risultato a cui sono giunti i carabinieri del Ris di Messina che hanno depositato la loro perizia alla Procura di Castrovillari. Il contenuto della relazione tecnica era stato anticipato, il 17 febbraio scorso, dalla Gazzetta dello Sport, quando erano filtrate le prime indiscrezioni sui rilievi effettuati sui reperti vecchi di 22 anni. Gli atti depositati dovrebbero ribaltare una “verità” che è rimasta in piedi a lungo, nonostante le evidentissime contraddizioni. E così l'inchiesta, aperta dal procuratore Franco Giacomantonio, continuerà sulla scia della prima, agghiacciante ipotesi di reato: omicidio volontario.
Non è l'unica conseguenza della “nuova” verità. La perizia e l'ipotesi che Denis Bergamini sia stato ucciso prima di essere travolto dall'autoarticolato smonterebbero le versioni di due testimoni oculari. Innanzitutto quella di Isabella Internò, ex ragazza del calciatore, la prima ad avvalorare l'ipotesi che il centrocampista rossoblù avesse deciso di togliersi la vita in quel tratto maledetto della statale 106, nei pressi di Roseto Capo Spulico. Si aprirebbero squarci inquietanti anche sulle indagini dell'epoca, che avrebbe ignorato fatti fondamentali, che oggi appaiono apparentemente banali, traendo linfa quasi esclusivamente dai racconti della Internò e del camionista rosarnese.
PUNTO PER PUNTO
Partiamo dall'ora della morte. Denis si sarebbe «gettato a pesce» sotto il tir attorno alle 19 di un giorno molto piovoso. Bene, tra i reperti esaminati, c’erano l’orologio, una catenina e le scarpe indossate dall'uomo al momento della morte. E le simulazioni dei carabinieri, volte a capire come sarebbe finito il corpo del calciatore dopo essere stato trascinato per 60 metri da un il Fiat-Iveco 180 non lasciano dubbi: ne sarebbe uscito maciullato, ma anche ogni cosa che aveva addosso avrebbe subito la stessa sorte. E invece scarpe, catenina e orologio sono praticamente nuovi. Altro punto a favore dell'accusa: l’assenza di fango sulle scarpe: il calciatore secondo la Internò avrebbe camminato in una piazzola di sosta piena di pozzanghere prima di suicidarsi. E infine l’analisi delle ferite riportate da Bergamini: sarebbero state causate su un corpo già steso a terra.
LE IPOTESI
I magistrati del Pollino, nei mesi scorsi, hanno ascoltato ex compagni di squadra di Bergamini, come Michele Padovano, e diverse persone che vivono a Cosenza. Le piste investigative che restano in piedi sono due. C'è ancora quella legata alla droga e alla crininalità, ma negli ultimi tempi ha preso impulso quella passionale. Con un particolare inquietante sullo sfondo: la 'ndrangheta avrebbe avallato l'omicidio e fornito protezioni. Perché? Qualche risposta potrebbe essere contenuta nella lettera anonima, che gli inquirenti considerano attendibile, recapitata all'avvocato della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani, nell'estate scorsa. Un altro tassello fondamentale per spazzare via 22 anni di bugie.
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