giovedì 23 febbraio 2012

Independiente-Gambugliano 85 domenica...

Una buona notizia...

E' dal 1989 che con determinazione la famiglia, gli amici e la Cosenza rossoblù cerca di far luce sulla vicenda che riguarda la morte di Bergamini. Finalmente sembra che i primi bagliori di verità stiano venendo fuori. Ora più che mai bisogna chiedere giustizia e verità per Denis!!

Ufficiale, Bergamini già morto quando è stato investito
Depositata la perizia del Ris che smonta le versioni dei testimoni oculari. Le piste seguite dalla Procura di Castrovillari. La chiave nella lettera anonima ricevuta dall'avvocato della famiglia?

CASTROVILLARI Le versioni dei testimoni smontate in poche pagine. La dinamica ufficiale della morte cancellata dagli esami e da una perizia. Donato Bergamini, il calciatore del Cosenza deceduto il 18 novembre 1989, investito da un camion, era già morto quando fu travolto dal mezzo. È questo il risultato a cui sono giunti i carabinieri del Ris di Messina che hanno depositato la loro perizia alla Procura di Castrovillari. Il contenuto della relazione tecnica era stato anticipato, il 17 febbraio scorso, dalla Gazzetta dello Sport, quando erano filtrate le prime indiscrezioni sui rilievi effettuati sui reperti vecchi di 22 anni. Gli atti depositati dovrebbero ribaltare una “verità” che è rimasta in piedi a lungo, nonostante le evidentissime contraddizioni. E così l'inchiesta, aperta dal procuratore Franco Giacomantonio, continuerà sulla scia della prima, agghiacciante ipotesi di reato: omicidio volontario.
Non è l'unica conseguenza della “nuova” verità. La perizia e l'ipotesi che Denis Bergamini sia stato ucciso prima di essere travolto dall'autoarticolato smonterebbero le versioni di due testimoni oculari. Innanzitutto quella di Isabella Internò, ex ragazza del calciatore, la prima ad avvalorare l'ipotesi che il centrocampista rossoblù avesse deciso di togliersi la vita in quel tratto maledetto della statale 106, nei pressi di Roseto Capo Spulico. Si aprirebbero squarci inquietanti anche sulle indagini dell'epoca, che avrebbe ignorato fatti fondamentali, che oggi appaiono apparentemente banali, traendo linfa quasi esclusivamente dai racconti della Internò e del camionista rosarnese.

PUNTO PER PUNTO
Partiamo dall'ora della morte. Denis si sarebbe «gettato a pesce» sotto il tir attorno alle 19 di un giorno molto piovoso. Bene, tra i reperti esaminati, c’erano l’orologio, una catenina e le scarpe indossate dall'uomo al momento della morte. E le simulazioni dei carabinieri, volte a capire come sarebbe finito il corpo del calciatore dopo essere stato trascinato per 60 metri da un il Fiat-Iveco 180 non lasciano dubbi: ne sarebbe uscito maciullato, ma anche ogni cosa che aveva addosso avrebbe subito la stessa sorte. E invece scarpe, catenina e orologio sono praticamente nuovi. Altro punto a favore dell'accusa: l’assenza di fango sulle scarpe: il calciatore secondo la Internò avrebbe camminato in una piazzola di sosta piena di pozzanghere prima di suicidarsi. E infine l’analisi delle ferite riportate da Bergamini: sarebbero state causate su un corpo già steso a terra.

LE IPOTESI
I magistrati del Pollino, nei mesi scorsi, hanno ascoltato ex compagni di squadra di Bergamini, come Michele Padovano, e diverse persone che vivono a Cosenza. Le piste investigative che restano in piedi sono due. C'è ancora quella legata alla droga e alla crininalità, ma negli ultimi tempi ha preso impulso quella passionale. Con un particolare inquietante sullo sfondo: la 'ndrangheta avrebbe avallato l'omicidio e fornito protezioni. Perché? Qualche risposta potrebbe essere contenuta nella lettera anonima, che gli inquirenti considerano attendibile, recapitata all'avvocato della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani, nell'estate scorsa. Un altro tassello fondamentale per spazzare via 22 anni di bugie.

martedì 21 febbraio 2012

Sporting 04-Independiente 4-1

Dopo la grande prestazione contro il Castello 99, l'independiente fa ben 4 passi indietro. Probabilmente la sosta forzata ha fatto perdere un po' di clima-campionato, comunque si torna a casa dalla "comoda" trasferta di Piana di Valdagno con una pesante sconfitta. Le prestazioni peggiori sono state giocate nelle trasferte più distanti, come se la concentrazione venisse persa per strada o lasciata alle Alte. Purtroppo le numerose ed importanti assenze, il portiere su tutti, non sono delle attenuanti.
Veniamo alla cronaca e non si possono non spendere due parole sulla "location" della partita. Un campo parrocchiale molto "retrò" con il fascino dei campi "de 'na volta": piccola tribunetta coperta, gradinate ricavate dal paretone della chiesa, micro-spogliatoi sotto i gradoni della tribuna, custode del campo dell'est europeo che ha sfoggiato una piena e variegata conoscenza delle eresie nostrane.
Nonostante tutto la partita non era assolutamente iniziata male, anzi, per tutto il primo tempo è stato l'Independiente, che ha condotto il gioco, si è giocato nella metà campo dello Sporting, peccato però che nel calcio bisogna buttarla anche dentro. Infatti i padroni di casa trovano subito il vantaggio con una bordata su punizione diretta a togliere tutte le ragnatele. L'Independiente invece costruisce, ma non concretizza. Salif si mangia incredibilmente solo davanti al portiere il gol del pareggio e così si va al riposo sul 1-0 per loro, senza non menzionare una bella parata di Simone, che di mestiere non fa il portiere.
Il secondo tempo purtroppo ha messo in evidenza delle lacune grosse difensive che gli avversari hanno sfruttato perfettamente. Il secondo gol arriva subito, dopo un minuto. Punizione dalla fascia destra, cross in mezzo all'aria, qualcuno dell'Independiente colpisce di testa e si forma uno dei più classici autogol. Nonostante il doppio svantaggio si prova a raddrizzare la partita e una punizione di Jack in seguito a delle rocambolesche deviazioni va in rete: è il 2-1. La partita si riapre, ma purtroppo non per molto. Dormita collettiva difensiva su un corner, metà difesa che guarda passare rasoterra la palla in mezzo a tutta l'area piccola fino al comodo appoggio in rete di un avversario. Il quarto gol arriva in modo ancora più beffardo e bravo è stato l'attaccante avversario ha trovato la mezza rovesciata da fuori area che scavalca Simone e si insacca. La partita finisce praticamente qua.
Ora le trasferte lontane sono finite, speriamo che la concentrazione, dopo questa batosta, ritorni e prepariamoci che domenica arriva la capolista Gambugliano.

mercoledì 15 febbraio 2012

Adesioni appello "Gioco anch'io"

Questa sarà una pagina in continuo aggiornamento mano a mano che arriveranno adesioni alla campagna "Gioco anch'io".

Adesioni
UISP VICENZA
STEFANO FERRIO, scrittore e giornalista Vicenza
EATSPORT, blog di informazione sportiva
VICENZA BIKE POLO RIDING IN CIRCLE
ASSOCIAZIONE RASTEIRA, Capoeira Vicenza
ZELJKO VOJVODIC, Insegnante Karate Vicenza
ARIANNA BEGHIN, Insegnante Biodanza Vicenza
VALERIA SARTORI, Insegnante Biodanza Vicenza
PAOLO ANDRIGHETTO, Insegnante Capoeira Vicenza
GIUSEPPE BARBIERA, Insegnante Breakdance Vicenza
FAMEJA CREW, crew veneta di Breakdance
DAVIDE MAZZON, giocatore Altair Figc
STEFANO PAVAN, giocatore Altair Figc
DAVIDE ZAMBERLAN, dirigente Longobarda Aics

Contest di Brekadance

Sabato 4 febbraio si è svolto al Bocciodromo negli spazi della Palestra Independiente il contest di breakdance "Just Passion Not Fashion" organizzato dalla Fameja Crew. Un contest diviso in due parti. Alle tre e mezza andava in scena la battle riservata ai "beginner", ossia bambini o ragazzi allievi di alcuni corsi di breakdance qui del Veneto. Al termine di questo, si è svolta la battle per i breakers più esperti. Da contorno un ottimo dj set e dei circle liberi, dove tutti si potevano cimentare. La neve caduta ha limitato un po' la presenza dalle altre regioni, ma sono arrivati perfino da Pavia per prendere parte alla battle vinta dal duo della Fameja Crew. Qualcuno potrebbe pensare che il verdetto fosse falsato, ma è importante sottolineare come ci fosse una giuria esterna, chiamata per l'occasione, a dare le valutazioni. E' stata una bellissima giornata, come è stato molto bello vedere la palestra piena di gente. Aspettiamo con ansia il prossimo appuntamento.

La premiazione dei "beginner"...


Ecco un po' di video della giornata:






Independiente-trissino rinviata

La neve beffarda del mattino ha causato il rinvio della partita con il Tecnofit Trissino e di conseguenza anche del quarto tempo con presentazione del libro di Stefano Ferrio annessa.
Sono state decise le date di recupero di entrambe le cose:

DOMENICA 11 MARZO al termine di Independiente-Castello ci sarà la presentazione di "La Partita" di Stefano Ferrio alle ore 18.00

GIOVEDI' 15 MARZO INDEPENDIENTE-TECNOFIT alle ore 21.00

giovedì 9 febbraio 2012

Dom 12: Independiente-Trissino + presentazione del libro "La Partita"



Domenica 12 Febbraio, tempo permettendo, si disputerà la terza giornata di ritorno e L'Independiente gioca in casa al campo di Via Baracca contro il Tecnofit Usa, meglio conosciuto come Trissino. La partita di andata fu al centro di molte polemiche per il fatto di aver abbandonato il campo di gioco dopo un insulto razzista rivolto nei confronti di un nostro giocatore ghanese. Speriamo che questa volta invece sia solo il campo a a parlare e quindi diamo appuntamento a tutti e tutte per il fischio d'inizio alle 15.30.
Dopo la partita ritorna il Quarto tempo al Bocciodromo e in questa occasione si ospiterà la presentazione del libro "La Partita" scritto da Stefano Ferrio. Sarà presente l'autore e sarà un'ottima occasione per discutere assieme sui temi trattati dal libro.
Al termine della presentazione sarà possibile mangiare un piatto di pasta tutti assieme. La giornata del 12 è importante perchè saranno raccolte le firme a sostegno della campagna "Gioco anch'io", che stiamo promuovendo a livello nazionale insieme ad altre polisportive e palestre popolari.

martedì 7 febbraio 2012

Campagna "Gioco anch'io"

Dalla due giorni di Ancona si è deciso di partire con una raccolta firme/adesione da rivolgere nei confronti del Coni e delle federazioni sportive per togliere tutte quelle norme che limitano la possibilità ai migranti e ai loro figli nati in Italia di poter giocare o praticare sport a livello agonistico. Questo è il testo completo dell'appello con tanto di primi firmatari. Per il momento chi volesse firmarlo sia individualmente o come associazione/società sportiva può farlo inviando una mail a polisportivaindependiente@yahoo.it oppure firmare l'appello al Bocciodromo.

RACCOLTA FIRME GIOCO ANCH'IO

Siamo palestre, polisportive, semplici amatori, atleti, associazioni: quello che ci unisce è la pratica dello sport come esperienza che offre possibilità di integrazione ed affermazione di diritti, da vivere come bene comune.
In questi anni a partire dalle nostre esperienze differenti per luogo, forma e storia, abbiamo visto come lo sport possa diventare veicolo di relazioni, occasione di incontro e scambio, in molti quartieri e territori, anche difficili.
La pratica sportiva è una grande occasione per dare senso e valore all’aggregazione sociale, all’integrazione di chi troppo spesso perché straniero o diverso viene escluso.
Praticare sport è un diritto e come tale deve essere riconosciuto ai migranti, senza pre-condizioni, perché tutti possano esercitare pienamente i diritti di cittadinanza in questa società.
Cinque milioni di cittadini stranieri regolari, un numero indefinito di persone presenti senza un regolare titolo, innumerevoli storie, progetti di vita, ambizioni sono il segno di una società mutata.
Nonostante questo, ancora, in questo paese una miriade di leggi, regolamenti, requisiti, si trasformano in barriere, propongono esclusione, producono discriminazione, consegnando ai nostri occhi una società incapace di raccogliere ed affrontare le sfide del presente. Basti pensare alla normativa sulla cittadinanza, che ancora esclude i nati in Italia costringendoli a vivere da “stranieri” nel paese in cui sono nati.
Anche dal mondo dello sport noi vogliamo contribuire alla conquista per tutti di una cittadinanza piena e completa.
La situazione attuale vede la stessa legislazione sportiva, peraltro differente federazione per federazione, configurata in maniera tale da contenere diverse barriere e restrizioni per chi è straniero; esistono infatti limitazioni legali e amministrative per la partecipazione dei non italiani nell’attività sportiva sia a livello professionistico che dilettantistico.
Un caso emblematico è quello del mondo del calcio, in particolare dilettantistico, dove chi ha voglia di giocare trova mille ostacoli, dovendo presentare una copiosa documentazione come ad esempio la residenza pregressa di un anno, il permesso di soggiorno che deve valere fino al termine della stagione, senza contare il limite di tesseramento nelle squadre per chi ha già giocato nel paese d'origine.
Noi crediamo fermamente nel diritto universale di accesso allo sport (per altro sancito a livello europeo dal trattato di Lisbona e a livello internazionale dalla Convenzione dei diritti dell’uomo e del fanciullo) come piena possibilità di realizzazione della persona, basata sulla socializzazione, l'auto-affermazione, il benessere fisico e psichico, la partecipazione e la cultura.
Questi sono elementi indispensabili per la promozione e l’emancipazione dell’individuo all’interno dei gruppi e delle comunità entro cui si trova, che dovrebbero essere universalmente garantiti alla persona, indipendentemente dalla sua appartenenza o colore della pelle.
Dare cittadinanza ai migranti ed ai loro figli nello sport è per noi una battaglia di civiltà oramai indispensabile in questo paese.
Ci sembra importante che vengano eliminati dai regolamenti sportivi nazionali le norme che ostacolano la partecipazione di migranti e di persone con background migratorio.
Per questo chiediamo al Coni e alle Federazioni Sportive le revisioni dei regolamenti al fine di consentire il diritto allo sport a tutti, nessuno escluso!
In particolare per il calcio agonistico chiediamo che tutti gli stranieri siano equiparati, secondo la normativa antidiscriminatoria, ai giovani italiani e non debbano subire iter burocratici pesanti e trattamenti diversi dai loro coetanei.

Primi firmatari
Polisportiva Antirazzista Assata Shakur Ancona; Polisportiva San Precario Padova; Polisportiva Independiente Vicenza; ASD Boxe Popolare Cosenza; Polisportiva Antirazzista La Paz Parma; Polisportiva Uppercut Alessandria; Comitato Balon Mundial Torino; Palestra Popolare Valerio Verbano Roma; Palestra Popolare Mustaki Taranto; Palestra Popolare TPO Bologna; HSL Football Club Bologna; ASD Equipo Popular Napoli; Palestra Popolare Rebelde Fabriano

venerdì 3 febbraio 2012

"L'ironia" del Centro Sport Palladio



Sicuramente gli ideatori della campagna pubblicitaria del Centro Sport Palladio hanno raggiunto l'obiettivo di far parlare di sè. E' vero che una legge del marketing dice che "non importa che se ne parli male o bene, l'importante è che se ne parli", però in questo caso si è cascati nel cattivo gusto e si trasmette un'idea di sport e di palestra legata esclusivamente all'aspetto estetico da una parte e dall'altra si mettono insieme tutti i peggiori stereotipi in un colpo solo. Ricapitoliamo velocemente. Nelle settimane scorse esce una pubblicità murale per la città di Vicenza che raffigura l'uomo che trovate nell'immagine in cima a questo articolo con la scritta "io non ci vado ahaha". Il sito "vicenza.com" il 20 gennaio pubblica un articolo dove si sostiene che in città non si parla d'altro. Peccato che questo sito sia un "prodotto" della stessa agenzia pubblicitaria che ha creato il manifesto. Pochi giorni fa esce la seconda parte della pubblicità che vede sulla parte destra una bella,giovane, atletica, magra ragazza sorridente fare una flessione e sopra la scritta "e si vede. Centro Sport Palladio. Noi sì".



I motivi che ci hanno spinto a rispondere a questa pubblicità sono abbastanza intuitivi. Prima di tutto la raffigurazione del trasandato, dell'emarginato utilizza gli stereotipi classici: pelle scura, occhi spiritati da "drogato", eleganza cafona, scarso igiene orale. Anche l'esempio positivo in contrapposizione è chiaramente una donna giovane, bianca, magra, in perfetta forma fisica. Altra conseguenza dell'immagine è che al Centro Sport Palladio ci vanno i "belli", mentre i "brutti" o "poveri" o "stranieri" no.
Il problema di fondo, oltre ad essere l'accessibilità senza discriminazioni allo sport, è che questa pubblicità esprime ed è in linea con un'idea di fitness e benessere individuale molto diffusa nel mondo delle palestre che va a coincidere esclusivamente con l'aspetto fisico. Mentre nella moda lentamente si cominciano a vedere campagne pubblicitarie contro l'anoressia, qui siamo molto indietro, soprattutto perché lo sport è l'occasione principale per superare i propri limiti o difetti. La cura del proprio corpo, uno stile di vita sano, insomma il benessere sono aspetti fondamentali di una persona. Il problema è che troppe volte non è accessibile per questioni economiche o "razziali" e soprattutto non coincide con i canoni di "amici", "Grande Fratello" o minchiate simili. Pensate come nelle scuole di danza le bambine vengono messe in fila seminude e valutate e giudicate per il proprio aspetto fisico.

Quello che ci fa più riflettere è il tentativo di difesa e gestione operato dal Centro Sport Palladio di fronte al cartellone pubblicitario. Ad esempio quando scrive che nell'immagine è rappresentata "una normalissima ragazza". Normalissima?!?! Ma non si rendono conto ad esempio dei problemi di tante ragazze adolescenti nell'accettare sé stesse proprio perché devono assomigliare a quella "normalissima ragazza"?
Infine, noi siamo sempre i soliti perbenisti, moralisti, seri, perché non abbiamo capito "l'ironia" o il "senso dell'humour" necessario per far presa. Insomma rappresentare il "brutto" come un immigrato poco curato e sotto effetto di sostanze stupefacenti non è più razzista, ma è "ironico". La stessa "ironia" del coro "Non ci sono negri italiani" all'indirizzo di Balotelli o del lancio di banane nei confronti dei giocatori africani negli stadi...

"Centro Sport Palladio..io non ci vado più ahahaah"

Quando, sui maggiori pannelli della città, è uscita la pubblicità completa del Centro Sport Palladio non ci potevamo credere: difficilmente una campagna di marketing è riuscita ad utilizzare tanti stereotipi in un colpo solo! Che tristezza...
Da un lato un soggetto con la pelle scura, pieno di rughe, i denti bisognosi di cure, gli occhi arrossati effetto "uso eccessivo di stupefacenti/follia"; sicuramente poco attraente e poco sano, vestito stile film separatista, con la camicia da festa.
Dall'altra una bella donna giovane, bianca, atletica, magra, che parla dei frequentatori del Centro Sport Palladio come di un "noi". Ovvero come se tutti dovessero aspirare a quel modello e solo loro potessero fare palestra. Insomma in poche parole da una parte uno "sporco immigrato", dall'altra la solita rappresentazione della donna giovane e sexy.
Noi pensiamo invece che il benessere non coincida assolutamente con l'aspetto fisico, il colore della pelle, il conto in banca e il sesso. L'attività sportiva non è un lusso riservato solo a coloro che rispecchiano i canoni estetici dominanti, ma nasce come momento di incontro e conoscenza con sé stessi e con gli altri. Innanzitutto è un'occasione di ricerca del benessere personale e poi di miglioramento e superamento dei propri limiti, difetti e problematiche.
Chiediamo che il Centro Sport Palladio ritiri questa campagna discriminatoria, perché trasmette un'idea finta e riduttiva dello sport.

Assemblea 8marzo:We Want Sex; Polisportiva Independiente

Linkiamo due articoli che parlano della vicenda:
"Io non ci vado" ovvero Lombroso a Vicenza da "Nuova Vicenza"
"Come si crea una campagna pubblicitaria? Non così ahahah" dal blog "foryoumag.it"

mercoledì 1 febbraio 2012

Sabato 4 febbraio Breakdance in Bocciodromo



Sabato 4 febbraio Underground Fire Elevator organizza una giornata dedicata interamente alla cultura Hip Hop. La Palestra Independiente insieme alla Fameja Crew organizza un contest di breakdance intitolato "Just Passion Not Fashion". E' il primo evento che viene organizzato in Bocciodromo legato alla breakdance e in teoria non sarà nemmeno l'ultimo. Siete tutti invitati a venire a vedere questo contest che parte nel pomeriggio. Di seguito la descrizione completa della giornata:

en circle e inizio beginner battle ore 14.00 Sound selecta by dj Rich - MS - McFly

Battle Open start ore 16.00 Giuria : Mackzone - Oro - TBA

1° Premio Beginner - Coppa dell' Evento

1°premio Open - 100 euro + vestiario from "Skey shop"

ISCRIZIONE BATTLE BEGINNER : FREE

ISCRIZIONE BATTLE OPEN : 5 EURO A BBOY ( 10 A COPPIA ) 1 PANINO ALLA SALSICCIA A PERSONA INCLUSO

Floor: ottimo parquet laminato, spazi abbondanti , palestra , sala concerti , giardino esterno e Bar per tutti i bboys assetati.

DURANTE IL POMERIGGIO WRITING PERFORMANCE & OPEN BAR!!
(thanks to Blunt Skate Shop)

AFTER THE BATTLE ??? AFTERPARTY PEOPLE!!!!!!!

Independiente-Castello 99 3-0

Che inizio di girone di ritorno! Domenica è scesa in campo una squadra completamente diversa da quella che ha preso due pappine con il Sovizzo Colle. L'appello fatto in settimana ha avuto effetto e gradualmente nel corso della partita le gradinate del "Baracca" si sono riempite ed aiutate dalla prestazione della squadra hanno "scaldato" l'ambiente gelido con cori e sostegno continuo. L'Independiente ha ripagato alla grande il congelamento dei tifosi sugli spalti con una prestazione perfetta. 3-0 secco, mai messo in discussione. Nel primo tempo la partita è stata più equilibrata e i padroni di casa trovano il vantaggio con un rigore trasformato da "15 Leoni", conquistato per netto fallo su Moresco in area. Per tutta la prima parte della gara l'Independiente si limita a gestire il risultato in modo ordinato senza rischiare particolarmente, a parte in un'occasione quando Daniele, new entry in porta, ci mette una pezza sull'unica sbavatura difensiva. Si va al riposo sul 1-0. Il secondo tempo inizia subito con il botto, infatti da uno splendido scambio Milan-Salif-Milan nasce il 2-0 da manuale del calcio e il portiere avversario si limita a guardare la palla entrare all'angolino. Non c'è storia e la partita viene definitivamente chiusa da uno splendido gol di Dennis che beffa con un vellutato pallonetto il portiere in uscita.
La partita finisce con "tutta la squadra sotto la curva". Squadra trasformata, ora speriamo che non sia un exploit o un'eccezione, ma questo modo di giocare e questo approccio alla partita diventi una costante.
Dopo alcuni problemi organizzativi, domenica è ritornato il terzo tempo "in forma ridotta". Fuori dagli spogliatoi un bottiglione di vino aspettava le due squadre per essere seccato.
La giornata è continuata al Bocciodromo con la visione su maxischermo di "90 minuto" e la visione in streaming di Libia-Senegal in arabo in attesa della squisita pasta zucca-salsiccia cucinata da Dompi e Lorenz, che hanno dimostrato di saperci fare anche ai fornelli. Dopo la cena è stato proiettato il film "Quando eravamo re", un omaggio alla figura di Mohammed Alì nel leggendario incontro contro Foreman, disputato in Zaire nel 1974.

Palestre a Sinistra

Venerdì è uscito sul Manifesto un articolo dedicato alle realtà delle polisportive e palestre popolari che si sono ritrovate sabato e domenica 14 e 15 gennaio ad Ancona. Vi proponiamo l'articolo integrale...

A Roma ce n'è una intitolata a Valerio Verbano, giovane militante dell'Autonomia operaia trucidato dai fascisti nel 1980. A Bologna è nata per iniziativa dei militanti del Teatro Polivalente Occupato ed è frequentata da studenti universitari e immigrati. Viaggio nel mondo delle palestre popolari, tra calcio, kickboxing e politica.
I raggi di sole filtrano tra gli alberi del giardino e iniziano a scaldare una domenica di gennaio inevitabilmente piuttosto fredda. I ragazzi arrivano un po' assonnati. Siamo nel Centro sociale Asilo Politico dove deve tenersi la prima assemblea nazionale delle palestre popolari e delle polisportive antirazziste. Ieri c'è stato un prologo con un torneo di calcio a tre. Poi il terzo tempo organizzato dalla Assata Shakur e la sera musica. «Capperi come ci davano giù quelli della squadra del Camerun» dice Max della Polisportiva San Precario di Padova. Abbiamo l'appuntamento con lui e altri rappresentanti di alcune tra le realtà più importanti presenti all'incontro, per farci raccontare le loro storie, l'attività che svolgono. Oltre a Max partecipano alla nostra "tavola rotonda" Luca e Simone della Palestra Valerio Verbano di Roma, Roberto della Palestra popolare del centro sociale Tpo di Bologna.Percorsi che iniziano in tempi diversi, realtà che praticano discipline non sempre simili, ma accomunate da un unico concetto: anche lo sport è un bene comune.
«Quasi tutte le palestre popolari romane nascono come emanazione di soggetti sociali», inizia a raccontare Simone. «Prima di tutto abbiamo dovuto fare i conti con un pregiudizio, una falsa coscienza, per cui avere cura del proprio corpo era una cosa di destra». Una forma mentis che non è stata facile da scardinare perché ha dovuto abbattere un retroterra culturale vecchio di anni. «Le difficoltà all'inizio ci sono state, visto che a frequentare la palestra erano principalmente militanti e simpatizzanti». Una storia importante quella della Verbano, nata nel 2005 dopo l'occupazione di un locale di ex caldaie nel quartiere del Tufello dove, appunto, viveva Valerio Verbano, giovane militante di Autonomia Operaia, barbaramente ucciso, nel 1980, da un commando di fascisti nell'appartamento dove abitava con i genitori. «Valerio - sottolinea Luca - oltre ad essere un compagno impegnato nei movimenti era anche uno sportivo, da qui l'idea di intitolargli il nome della palestra popolare». Inizialmente a frequentare la Verbano sono i giovani del centro sociale, ma poi le cose cambiano. «Il successo della nostra esperienza - prosegue Simone - sta proprio nell'essere riusciti a coinvolgere pezzi di società con cui non avremmo mai potuto avere relazioni. Chi è venuto da noi lo ha fatto in modo "laico", erano persone "normali", privi di particolari ideologie, consapevoli anche dei propri limiti in un ambito dove questi limiti venivano valorizzati, non discriminati».Un percorso che nasce in un contesto specifico, ma che acquista la capacità di iniziativa autonoma, misurandosi su una tematica come quella dello sport sicuramente non abituale.
«Il nostro lavoro - rileva Luca - ha avuto ricadute positive sugli stessi centri sociali, favorendo un'aggregazione più ampia, non autoreferenziale». Alla Verbano si possono praticare le principali arti marziali, dal karate al kung fu, ma anche attività di danza. Attualmente sono iscritti 150 praticanti, di cui un 30% sono bambini. «Ci sono persone di tutte le età, anche se la maggior parte sono comprese tra i 18 e i 32 anni. Sono numerosi i nuclei familiari al completo». Proprio nei giorni precedenti all'incontro di Ancona si è tenuta una riunione di tutte le palestre popolari romane. Un appuntamento utile per conoscersi meglio e fotografare realtà che dal punto di vista sportivo ormai hanno raggiunto livelli di assoluta eccellenza, visto che alcune hanno conquistato titoli mondiali nella kickboxing, o titoli nazionali nel pugilato.
A Padova invece la Polisportiva San Precario punta decisamente su discipline più tradizionali. «Abbiamo iniziato nel 2007 - racconta Max - con una squadra di calcio iscritta al campionato di III categoria. A seguire sono nate le squadre di volley e quella di calcetto». Anche qui prima di iniziare si sono dovute superare certe diffidenze. «Il movimento a Padova era un po' come voi del manifesto. Lo sport veniva relegato in qualche fondo pagina. Invece dopo un ampio confronto, che ha coinvolto un bel gruppo di persone, ci siamo resi conto che stavamo commettendo un grosso errore. Infatti per noi lo sport oltre ad infondere benessere, pensiamo vada inteso come bene comune, fa parte del bios. Può aiutare a sviluppare cittadinanza, inclusione, integrazione». E proprio a partire da questi concetti la San Precario si è iscritta alla Federazione Gioco Calcio non per velleità professionistiche, ma per stare dentro determinati centri di potere dove «oltre a girare un sacco di soldi si innescano meccanismi di potere, di controllo». Da qui una specifica campagna con al centro i giovani migranti di seconda generazione, ma anche i loro fratelli più adulti che trovano forti difficoltà a trovare spazio nei campionati federali. «Un impegno che vorremmo condividere con altre polisportive simili alla nostra, per eliminare una vera e propria discriminazione nei confronti di questi ragazzi».
Un impegno sociale presente anche nella Palestra Popolare di Bologna. «Dopo una fase di piccolo cabotaggio - dice Roberto - abbiamo sviluppato un lavoro più incisivo perché ci siamo resi conto che l'attività andava affrontata con maggiore serietà». Anche qui è il calcio a fare da padrone. «Siamo partiti con una squadra a sette iscritta al torneo Uisp, ma ora vorremmo fare il salto di qualità con il team da 11». Non c'è solo il pallone, visto che tra i corsi principali ci sono la thai e il pugilato. «Siamo nati nel 2007, ora abbiamo 160 iscritti. La crescita c'è stata soprattutto negli ultimi due anni. La fortuna è stata quella di avere tra gli istruttori Riccardo Pedrini, campione internazionale di thai». La maggior parte dei frequentatori sono studenti universitari, cosa inevitabile per Bologna, ma grazie al lavoro del centro sociale sui migranti ora c'è una forte presenza di ragazzi di origine straniera. «Siamo andati a giocare dentro il carcere minorile per lanciare un ponte verso una realtà spesso dimenticata, ma anche per mettere alla prova noi stessi e capire che si parte dallo sport per poi toccare temi sociali Lo sport per noi è una passione rimasta a lungo rimossa perché poteva capitare che dentro il centro sociale c'erano ragazzi che praticavano la boxe e neanche lo sapevi...». Insomma, da un lato c'è la scoperta di un qualcosa prima ignorato o nascosto perché "non politicamente corretto", dall'altro la consapevolezza che tramite la pratica sportiva si possono favorire percorsi di partecipazione anche difficili.
«A Cinecittà - evidenzia Luca - i corsi di boxe e kickboxing sono frequentati dai ragazzi dei campi rom. È stato un esperimento interessante vedere come la rabbia di chi viene recluso in strutture che sono delle carceri a cielo aperto, si è convogliata positivamente in un percorso sportivo che ha portato a successi significativi. Nello stesso tempo all'interno della palestra si è affermato un discorso antirazzista, che ha coinvolto gli altri frequentatori. Si è fatto un lavoro virtuoso inverso rispetto al tradizionale. Non è stato il centro sociale a sviluppare un impegno civico e poi trasmetterlo nell'ambito sportivo ma viceversa».
Un altro sport è possibile. Anzi esiste già.