Lunedì 22 Settembre 2014 riapre la Palestra Independiente presso il Bocciodromo. Ci sarà una settimana di lezione di prova gratuita. Per quanto riguarda le arti marziali confermiamo Muay Thai, Karate e Tai Chi. Per perfezionare la tecnica pugilistica la scuola di Muay Thai assieme al settore Muay Thai della Uisp organizza lezioni settimanali il martedì e giovedì.Riprendono anche i corsi di Ginnastica Propedeutica per bambini e il corso di Breakdance, che al giovedì sarà dedicato all'hip Hop.
Ecco nei dettagli l'orario settimanale completo:
LUNEDI'
ore 16.45-17.45: GINNASTICA PROPEDEUTICA
ore 19.30-21.30: MUAY THAI
MARTEDI'
ore 17.30-18.45: BREAKDANCE
ore 18.45-20.45: GINNASTICA PREPUGILISTICA
ore 20.45-22.45: KARATE
MERCOLEDI'
ore 19.30-21.30: MUAY THAI
GIOVEDI'
ore 17.30-18.45: HIP HOP
ore 18.45-20.45: GINNASTICA PREPUGILISTICA
ore 20.45-22.45: KARATE
VENERDI'
ore 18.30-20.00: TAI CHI/QI GONG
ore 20.15-22.00: MUAY THAI
Ecco una breve descrizione dei corsi:
lunedì 1 settembre 2014
Vlado!
Oggi il consueto appuntamento settimanale con le nostre pillole di giornalismo disegnato lascia spazio a una pubblicazione più corposa: l’ebook gratuito Vlado, il Brasile dalle lotte di ieri a quelle di oggi, la prima prova “a fumetti” di Ivan Grozny (già autore insieme a Mauro Valeri di Ladri di Sport, uscito per Agenzia X a maggio 2014, e redattore di sherwood.it) e gli esordienti Giovanni Battistin, Alberto Rizzi e Marco Bellotto.
Un ebook per affrontare i Mondiali in Brasile da un’ottica critica e
consapevole, attraverso la biografia di un coraggioso giornalista nota a
tutti in Brasile ma di cui in Europa si conosce poco. Anche perché mai
come in questo caso, conoscere significa prendere posizione.
Scarica l’ebook gratuito (pdf, 8.6 mb):
Vlado, il Brasile dalle proteste di ieri a quelle di oggi
Buona lettura!
Scarica l’ebook gratuito (pdf, 8.6 mb):
Vlado, il Brasile dalle proteste di ieri a quelle di oggi
Buona lettura!
Que se vayan todos
Non è solo il calcio, o meglio è il calcio. Accostare la morte di Ciro Esposito
con l'ennesimo fallimento della spedizione azzurra alla Coppa del Mondo
può sembrare un azzardo, una mancanza di sensibilità e tatto. Invece
quello a cui abbiamo assistito dal 3 Maggio a oggi non è
altro che la sintesi chiara delle condizioni in cui è messo il calcio
italiano. Stadi vuoti e fatiscenti frutto di speculazioni e ruberie
(Italia ’90…), militarizzazione e leggi repressive ai danni dei pochi
che allo stadio vorrebbero ancora andare, un campionato di basso livello
che solitamente a Gennaio è già finito. Le scommesse e le partite
combinate. E i morti, come Ciro Esposito appunto. Il calcio, chi lo
governa, non ha mai saputo da solo creare un sistema di autodifesa da
qualsiasi negativo agente esterno. E’ autoreferenziale e chiuso in se
stesso. Razzista, lo dimostra ogni giorno di più, sessista e precluso
alle voci fuori dal coro. Si difende come un circolo chiuso, una
proprietà privata. Ma è anche inutile aprire qui l’elenco delle
nefandezze e degli errori compiuti in questi anni arrancando coi decreti
di emergenza miranti a tamponare falle incolmabili. Orrori.
Per rispetto a Ciro e all'intelligenza di tutti
non torniamo sul fatto che un nazista va in giro armato dopo essersi
creato proprio grazie al calcio una "nuova" identità. Un pò come i
gerarchi dei regimi latino americani che si riciclano nelle federazioni
sportive. La voglia di un calcio includente, che non si domanda da dove e
di che genere sia chi lo pratica, un calcio che ogni domenica è realtà
nei campi di Lecce e Firenze, Roma ed Ancona, Padova e Vicenza, Bologna e Napoli, Genova, Taranto
e un sacco di altre città è più che una realtà. Il proliferare di
polisportive popolari e squadre è la risposta a uno sport che non ha più
un futuro se non questo e che si trincera in fortezze militarizzate
dove perfino il racconto di ciò che accade è omertoso. Dove si cerca di
mostrare ciò che non è, con la faccia tosta di chi sa che tanto va bene
così. Media collusi con un sistema che si auto alimenta, si commenta e
si processa da solo. Ma al lunedì soltanto, s’intende.
Il calcio che vogliamo noi è di parte. Partigiano
anzi. Perché resiste e contrattacca, rilancia e propone alternative
possibili, vere, che sono destinate a crescere e proliferare. Questo è
lo sport vero, altro che…Se pensiamo poi che gli sport olimpici sono in
mano alle forze armate, che il CONI è un baraccone e
che lo sport italiano è legato alla stessa gente da sempre rimane una
sola strada percorribile: que se vayan todos.
E capiamoci, è la morte di Ciro che
inesorabilmente indica di che malattia è vittima il Dio pallone, non
l’uscita da un mondiale.
Kein Fussball den faschisten
“Kein Fussball den Faschisten”.
Questa è la scritta a caratteri cubitali che trovate su una delle due tribune, quando entrate all'interno del Millerntor, lo stadio del Sankt Pauli. Per un momento provate a cancellare dalla vostra mente recinzioni, reti divisorie, tornelli, tessere del tifoso, presidenti affaristi ed ululati razzisti e provate ad immaginare che i tifosi siano una parte fondamentale attiva di un club e che tra la squadra e il quartiere ci sia un legame talmente forte da diventare veramente un bene comune della comunità.
Questo è quello che si percepisce a pelle, appena siamo scesi dai pulmini, mentre con ancora i bagagli in mano entravamo nello spiazzo sotto lo stadio, il luogo dove c'erano le tende del campeggio dell'Antira Tournament.
Per tutta la tre giorni si è respirata un'atmosfera, che, lì tra i gradoni pieni di adesivi e i murales antirazzisti e antiomofobi, il calcio sia veramente dei tifosi. Inoltre l'impeccabile organizzazione teutonica metteva in evidenza come le varie anime della tifoseria del Sankt Pauli fossero protagoniste attive non solo nello svolgimento del torneo, ma anche dei progetti sociali, che ad esempio il Fanladen sviluppa attraverso il calcio (uno su tutti, la scuola calcio per i bambini che non possono permettersi le rette delle altre scuole calcio), e delle lotte politiche che attraversano la città di Amburgo, a partire dalla lotta con i rifugiati “Lampedusa in Hamburg” per richiedere maggiore accoglienza e dignità fino ad arrivare alle lotte contro la gentrificazione e il diritto alla città portate avanti dal centro sociale Rote Flora.
Mentre nel calcio italiano si tende a sottolineare come calcio e politica siano cose separate, qui invece il legame è forte e praticamente lo stadio diventa quindi una “piazza” del quartiere, dove portare determinate lotte attraverso l'esposizione di striscioni oppure portando allo stadio i rifugiati, perchè parlando allo stadio intero è come se si parlasse al quartiere. Infatti se si cammina per le vie di Sankt Pauli, tra le occupazioni di case lungo l'Elba, Paulinen Platz e il Jolly Roger (lo storico pub, dove l'arredamento è composto dalle sciarpe e dagli adesivi di tifoserie di tutta Europa attaccati ovunque), il teschio simbolo della squadra lo trovi dapertutto e perfino i “kebabbari” hanno magliette e sciarpe bianco-marroni alle pareti.
L'Antira Tournament riflette tutto ciò. A partire dal programma, dove giustamente gli organizzatori hanno voluto dare centralità ai workshop e alle battaglie politiche della città di Amburgo. Infatti il torneo, iniziato venerdì, è stato sospeso il sabato proprio per dare spazio alla discussione.
I workshop erano sulla presenza nazista nelle curve, sui rifugiati e poi nel pomeriggio si è tenuta l'amichevole tra i rifugiati di Lampedusa e Antira All Stars team. Inoltre per tutta la tre giorni all'interno della curva sud e la tribuna è stata organizzata un'esposizione di street-art con vari artisti internazionali a cura dell'organizzazione “Viva con Agua” che sostiene vari progetti di potabilizzazione dell'acqua in giro per il mondo.
In mezzo a tutto ciò, c'è stato anche il torneo di calcio, che si giocava dentro lo stadio sul terreno di gioco dove gioca settimanalmente il Sankt Pauli ed era diviso tra torneo maschile e femminile. Lo schema era quello classico dei tornei non-competitivi con dei gironi e poi le fasi finali. Tutte le squadre erano composte da due realtà e quindi noi di Sportallarovescia abbiamo giocato assieme a un gruppo di tifosi del Werder Brema e siamo arrivati quinti. Come nella tradizione dell'Antira Tournament ogni squadra porta un premio e noi abbiamo vinto una cassa di preziose bottiglie di birra. Il modo migliore per brindare tutti assieme prima di rimettersi in viaggio verso l'Italia.
Questa è la scritta a caratteri cubitali che trovate su una delle due tribune, quando entrate all'interno del Millerntor, lo stadio del Sankt Pauli. Per un momento provate a cancellare dalla vostra mente recinzioni, reti divisorie, tornelli, tessere del tifoso, presidenti affaristi ed ululati razzisti e provate ad immaginare che i tifosi siano una parte fondamentale attiva di un club e che tra la squadra e il quartiere ci sia un legame talmente forte da diventare veramente un bene comune della comunità.
Questo è quello che si percepisce a pelle, appena siamo scesi dai pulmini, mentre con ancora i bagagli in mano entravamo nello spiazzo sotto lo stadio, il luogo dove c'erano le tende del campeggio dell'Antira Tournament.
Per tutta la tre giorni si è respirata un'atmosfera, che, lì tra i gradoni pieni di adesivi e i murales antirazzisti e antiomofobi, il calcio sia veramente dei tifosi. Inoltre l'impeccabile organizzazione teutonica metteva in evidenza come le varie anime della tifoseria del Sankt Pauli fossero protagoniste attive non solo nello svolgimento del torneo, ma anche dei progetti sociali, che ad esempio il Fanladen sviluppa attraverso il calcio (uno su tutti, la scuola calcio per i bambini che non possono permettersi le rette delle altre scuole calcio), e delle lotte politiche che attraversano la città di Amburgo, a partire dalla lotta con i rifugiati “Lampedusa in Hamburg” per richiedere maggiore accoglienza e dignità fino ad arrivare alle lotte contro la gentrificazione e il diritto alla città portate avanti dal centro sociale Rote Flora.
Mentre nel calcio italiano si tende a sottolineare come calcio e politica siano cose separate, qui invece il legame è forte e praticamente lo stadio diventa quindi una “piazza” del quartiere, dove portare determinate lotte attraverso l'esposizione di striscioni oppure portando allo stadio i rifugiati, perchè parlando allo stadio intero è come se si parlasse al quartiere. Infatti se si cammina per le vie di Sankt Pauli, tra le occupazioni di case lungo l'Elba, Paulinen Platz e il Jolly Roger (lo storico pub, dove l'arredamento è composto dalle sciarpe e dagli adesivi di tifoserie di tutta Europa attaccati ovunque), il teschio simbolo della squadra lo trovi dapertutto e perfino i “kebabbari” hanno magliette e sciarpe bianco-marroni alle pareti.
L'Antira Tournament riflette tutto ciò. A partire dal programma, dove giustamente gli organizzatori hanno voluto dare centralità ai workshop e alle battaglie politiche della città di Amburgo. Infatti il torneo, iniziato venerdì, è stato sospeso il sabato proprio per dare spazio alla discussione.
I workshop erano sulla presenza nazista nelle curve, sui rifugiati e poi nel pomeriggio si è tenuta l'amichevole tra i rifugiati di Lampedusa e Antira All Stars team. Inoltre per tutta la tre giorni all'interno della curva sud e la tribuna è stata organizzata un'esposizione di street-art con vari artisti internazionali a cura dell'organizzazione “Viva con Agua” che sostiene vari progetti di potabilizzazione dell'acqua in giro per il mondo.
In mezzo a tutto ciò, c'è stato anche il torneo di calcio, che si giocava dentro lo stadio sul terreno di gioco dove gioca settimanalmente il Sankt Pauli ed era diviso tra torneo maschile e femminile. Lo schema era quello classico dei tornei non-competitivi con dei gironi e poi le fasi finali. Tutte le squadre erano composte da due realtà e quindi noi di Sportallarovescia abbiamo giocato assieme a un gruppo di tifosi del Werder Brema e siamo arrivati quinti. Come nella tradizione dell'Antira Tournament ogni squadra porta un premio e noi abbiamo vinto una cassa di preziose bottiglie di birra. Il modo migliore per brindare tutti assieme prima di rimettersi in viaggio verso l'Italia.
Un pilastro della Muay Thai
La settima giornata del Thai Culture Tournament Uisp fa tappa di nuovo a Bologna, coincidendo con il “Pilastro On Fire”, appuntamento fisso ormai da alcuni anni organizzato dalla Thaigym Bologna nella palestra “Le Torri” nel quartiere del Pilastro.
La palestra si inserisce in parco inserito tra le case popolari di un quartiere multietnico bolognese. A godersi un po' di ombra sotto gli alberi puoi trovare anziane signore bolognesi con la propria sedia, donne nordafricane che portano a passeggio i propri figli, bambini che giocano a calcio, uomini e donne rom vicino ad un chioschetto bar.
La scelta azzeccata di mantenere l'ingresso gratuito in palestra ha permesso il fatto che gli spettatori presenti agli incontri riflettessero questa composizione multietnica ed estremamente eterogenea. Infatti oltre all'abituale pubblico composto da appassionati, amici e parenti degli atleti, all'interno della palestra trovavi tanti ragazzini migranti di seconda generazione e ragazze e donne rom. Onestamente ad un evento sportivo di qualsiasi genere è difficile trovare una composizione così variegata e forse ciò fa riflettere come anche l'alto prezzo dei biglietti degli stadi o dei palazzetti sia una forma di esclusione e forte limite di accesso, in questo caso non tanto alla pratica sportiva, ma alla condivisione di quella magia e di quelle emozioni, che solo la presenza dal vivo ad un evento sportivo ti può dare.
E tante sono state le emozioni percepite in questa serata, grazie alla spettacolarità e l'ottimo livello tecnico degli incontri; al tifo, che diventava caliente quando a salire sul ring erano atleti “di casa” oppure in caso di “derby” tra palestre bolognesi; alla location che riecheggiava atmosfere d'altri tempi, sempre all'interno di un clima di rispetto reciproco.
Altro dato interessante è stato la presenza di nuove palestre, soprattutto dell'Emilia Romagna, tra Parma e Forlimpopoli, aumentando quindi il numero di realtà che hanno attraversato il Thai Culture Tournament.
Questa gran giornata di Muay Thai ha dimostrato ancora una volta di essere un elemento fondamentale e basilare del calendario italiano di eventi di questa disciplina.
Un pilastro, appunto.
La palestra si inserisce in parco inserito tra le case popolari di un quartiere multietnico bolognese. A godersi un po' di ombra sotto gli alberi puoi trovare anziane signore bolognesi con la propria sedia, donne nordafricane che portano a passeggio i propri figli, bambini che giocano a calcio, uomini e donne rom vicino ad un chioschetto bar.
La scelta azzeccata di mantenere l'ingresso gratuito in palestra ha permesso il fatto che gli spettatori presenti agli incontri riflettessero questa composizione multietnica ed estremamente eterogenea. Infatti oltre all'abituale pubblico composto da appassionati, amici e parenti degli atleti, all'interno della palestra trovavi tanti ragazzini migranti di seconda generazione e ragazze e donne rom. Onestamente ad un evento sportivo di qualsiasi genere è difficile trovare una composizione così variegata e forse ciò fa riflettere come anche l'alto prezzo dei biglietti degli stadi o dei palazzetti sia una forma di esclusione e forte limite di accesso, in questo caso non tanto alla pratica sportiva, ma alla condivisione di quella magia e di quelle emozioni, che solo la presenza dal vivo ad un evento sportivo ti può dare.
E tante sono state le emozioni percepite in questa serata, grazie alla spettacolarità e l'ottimo livello tecnico degli incontri; al tifo, che diventava caliente quando a salire sul ring erano atleti “di casa” oppure in caso di “derby” tra palestre bolognesi; alla location che riecheggiava atmosfere d'altri tempi, sempre all'interno di un clima di rispetto reciproco.
Altro dato interessante è stato la presenza di nuove palestre, soprattutto dell'Emilia Romagna, tra Parma e Forlimpopoli, aumentando quindi il numero di realtà che hanno attraversato il Thai Culture Tournament.
Questa gran giornata di Muay Thai ha dimostrato ancora una volta di essere un elemento fondamentale e basilare del calendario italiano di eventi di questa disciplina.
Un pilastro, appunto.
Antira Torunament Sankt Pauli 10th edition
Qualche cenno storico su Sankt Pauli
…Il Covo dei Pirati esiste ancora e si
trova a Sankt Pauli, il quartiere di Amburgo dove i Beatles cominciarono
a farsi conoscere al mondo, altro che Opéra o Greenvich Village. Fù
inospitale fino al diciassettesimo secolo, quando affluirono i cordai,
artigiani esperti nella costruzione delle reti da pesca, da li a poco
Sankt Pauli, dal nome della chiesa che la città di Amburgo vi fece
costruire, divenne un brulicare di navi, marinai, prostitute e via vai
di humus umano.
La sua storia e il suo presente fanno di
St.Pauli la sintesi di mille sfaccettature: il porto, le case occupate, i
numerosi club di musica alternativa, il quartiere a luci rosse e
l’enorme presenza di immigrati. Lo stadio di calcio del St. Pauli è
unanimamente riconosciuto come il luogo di raccolta di queste differenti
anime, tutte accomunate però dal sentimento di ribellione. Il simbolo
ufficiale del St.Pauli è un teschio. C’è chi sostiene che tale effigie
provenga dagli ambienti dell’autonomia di Amburgo che negli anni ’70,
era già impegnata nella lotta per le occupazioni degli edifici e case
abbandonate della Hafenstrasse e chi, più romanticamente, fa risalire la
leggenda di un pirata di Amburgo, Klaus Stortebeker, che rubava ai
ricchi per dare ai poveri della città.
Che il Sankt Pauli Football Club non sia una semplice squadra di calcio, se ne accorsero, fin dagli anni ‘30, anche i collaboratori nazisti di Hitler, che ammonirono la popolazione teutonica con lo slogan: “Tedeschi difendetevi, non andate a vedere il Sankt Pauli!”…Il quartiere di Sankt Pauli ha mantenuto fede a questo slogan, vietando l’ingresso non solo allo stadio, ma in tutto il quartiere, a simbologie e vesilli nazisti o fascisti.
Che il Sankt Pauli Football Club non sia una semplice squadra di calcio, se ne accorsero, fin dagli anni ‘30, anche i collaboratori nazisti di Hitler, che ammonirono la popolazione teutonica con lo slogan: “Tedeschi difendetevi, non andate a vedere il Sankt Pauli!”…Il quartiere di Sankt Pauli ha mantenuto fede a questo slogan, vietando l’ingresso non solo allo stadio, ma in tutto il quartiere, a simbologie e vesilli nazisti o fascisti.
Pur non avendo un palmares invidiabile, i
colori del St.Pauli (il bianco e il marrone) sono costantemente seguiti
da migliaia di tifosi e simpatizzanti, non solo nella città di Amburgo
ma in tutta Europa. Lo spettacolo che si presenta agli occhi di un
tifoso occasionale, la prima volta che mette piede al Millerntor è
sicuramente “formativo”.
Sulle tribune del Millerntor-Stadion si
riversa la varia umanità del quartiere e tutti quelli che si sentono
dalla parte “diversa” del calcio milionario. Il St. Pauli è stato il
primo club a giocare contro la nazionale di Cuba per solidarietà,
organizzando anche un Mondiale per le Nazioni inesistenti e un torneo
per rifugiati politici. Controcorrente in tutto, il St. Pauli non ha mai
fatto drammi per gli scarsi risultati sportivi (solo tre promozioni in
Bundesliga, alla fine della stagione 2010/2011 è tornato in Zweite),
tenendo invece fede al suo spirito: niente sponsor che vogliono lucrare
ai danni dei più deboli, niente magnati arabi, niente
padroni…autogestione, in pratica. Sono i tifosi a dettare la linea al
presidente Stefan Orth, e ad avallare gli acquisti. Sono stati i tifosi,
anticipando l’idea dell’Ambrì, a salvare il club dalla bancarotta,
qualche anno addietro, stampando 140.000 t-shirt col teschio e le ossa
incrociate, vendute in sei settimane.
Antira Tournament Sankt Pauli 2014 - 10th edition -
Quest’anno il torneo si terrà all’interno
del Millerntor-Stadion di Sankt Pauli, da qualche anno restaurato e
riconsegnato al quartiere. Oltre allo stadio la manifestazione
coinvolgerà molte realtà del quartiere portuale di Amburgo, dallo
storico pub Jolly Roger al centro sociale Rote Flora, quest’ultimo messo
sotto attacco dalla gentrificazione e speculazione edilizia, si rese
protagonista alcuni mesi fa di una mobilitazione cittadina che
rivendicava il “diritto alla città”. L’Antira Tournament arrivato alla
decima edizione, riconosciuto da tutti come il torneo di tifoserie
antirazzista e antifascista più importante e famoso d’Europa, si pone
come obiettivo quello di far coesistere assieme realtà provenienti dal
mondo ultras di mezza Europa, da Tel Aviv a Manchester, da Bordeaux a
Minsk, con associazioni che guardano allo sport come forma di coesione,
aggregazione e veicolo di diffusione di una cultura antirazzista, anti
omofoba, includente, solidale, che trovi nello sport uno strumento che
parli direttamente alle persone abbattendo le barriere discriminatorie.
Per questi motivi noi di
Sportallarovescia.it abbiamo deciso di partecipare a questa tre giorni
sia sportivamente, organizzando la squadra di calcetto che parteciperà
al torneo, sia politicamente portando la nostra esperienza con la
campagna NoDiSex all’interno dei workshop organizzati. Cercare di
apprendere quanto più possibile da una realtà forte e radicata nel
territorio come quella di Sankt Pauli, è una prerogativa che ci poniamo;
per conoscere altre realtà europee e costruire delle relazioni che si
basino su progettualità e azioni che un domani potremmo riportare nei
nostri territori.
Cenni storici tratti da: www.stpauli.it
Per maggiori info: www.facebook.com/antirastpauli
Col sorriso sulle labbra
Sabato 22 Marzo è partito dalla Palestra Independiente del Cs Bocciodromo di Vicenza il primo “Thai Culture Tournament”,
ossia il tentativo di costruire un campionato in più tappe sul modello
tradizionale thailandese da parte del settore Muay Thai della Uisp.
Concretamente l'idea è quella che ogni tappa di questo campionato si svolga in date importanti per la cultura thailandese. Un modo per mescolare e mantenere uniti gli aspetti più sportivi a quelli culturali. Infatti la tappa di Vicenza è stata dedicata a Nai Khanom Tom, la cui festa cade il 17 Marzo. Leggenda narra che nel 1767 fu fatto prigioniero dalle truppe d'invasione birmane. In Birmania fu chiamato a combattere contro il campione birmano di Lethwei per vedere quale arte fosse superiore. Nai Khanom Tom vinse questo incontro e il re birmano gli chiese di sfidare altri nove campioni birmani, che furono tutti sconfitti. In seguito a questo risultato il re decise di concedere la libertà a Nai Khanom Tom.
Dopo questa doverosa premessa storica, veniamo alla giornata di Vicenza. Erano presenti 7 palestre: Palestra Independiente di Vicenza, Wat Muay Thai Padova, Palestra Popolare Antirazzista Brescia, Palestra Popolare Tpo Bologna, Thai Gym Bologna, Muay Thai Imola e Popolare Macerata.
La caratteristica di questa manifestazione è che vede confrontarsi palestre non solo popolari e che, soprattutto, a differenza delle altre federazioni, la partecipazione non è riservata esclusivamente a palestre iscritte all'ente o federazione organizzatrice, in questo caso la Uisp. In questo modo esperienze non federate si possono confrontare anche con realtà federate e viceversa.
Ci sono stati 13 incontri di Muay Thai a contatto pieno, 11 maschili e 2 femminili. Il campionato è costruito in modo tale che ci sia principalmente spazio per l'ambito amatoriale, ossia per chi, con tutte le protezioni del caso, ha poca esperienza di incontri alle spalle e poi che ci siano degli incontri assimilabili alla classe C, quindi di livello tecnico più alto, riservati ad atleti più esperti. Per quanto riguarda la tappa vicentina, 11 match da 3 round da 2 minuti con le protezioni e 2 incontri “clou” senza paratibie e caschetto da 5 round da 2 minuti.
La quasi totalità di incontri amatoriali risponde all'idea di rendere sempre più accessibile il confronto sul ring e la giornata di Vicenza ha mostrato che con impegno e sacrificio tutti possono farcela. Vanno menzionate ad esempio Livia di Muay Thai Imola che a 41 anni ha sfidato Elisa di Vicenza di 33 anni oppure il derby over 35 tra Vicenza e Padova tra Efre e Fabio.
Tutti i match sono stati anticipati dal saluto di ogni atleta verso un piccolo altare per Nai Khanom Tom e dall'esecuzione della Ram Muay, l'antica danza dei guerrieri thai. Sono stati seguiti con attenzione dalle 200 persone presenti, che hanno creato un'atmosfera calda, soprattutto quando a salire sul ring erano atleti e atlete di casa.
Il momento clou della serata sono stati gli ultimi due match. Il primo tra Mattia Carmina di Thai Gym Bologna e Giacomo Nobile di Wat Muay Thai Padova. Il match di ottimo livello tecnico è stato vinto dall'atleta bolognese, ma ad infiammare il pubblico è stato l'ultimo incontro tra Enrico Asnicar della Palestra Independiente di Vicenza e Francesco Geluardi della Thai Gym Bologna. E' stato un match combattutissimo ed a tratti spettacolare, dove entrambi hanno dato tutto. Anche se il pubblico di casa sperava in una vittoria di Enrico, il verdetto dei giudici è stato di parità.
Al termine dei match, come nella migliore tradizione del terzo tempo del rugby, atleti, istruttori, giudici ed arbitro si sono seduti tutti a tavola per mangiare e bere assieme. Questo, a sottolineare che si possono praticare gli sport da combattimento a buon livello senza esclusione di colpi sul ring, ma all'interno di clima quasi familiare e di rispetto reciproco.
E Vicenza ha dimostrato che è possibile farlo col sorriso sulle labbra, nonostante la fatica e i colpi dati ed incassati.
Concretamente l'idea è quella che ogni tappa di questo campionato si svolga in date importanti per la cultura thailandese. Un modo per mescolare e mantenere uniti gli aspetti più sportivi a quelli culturali. Infatti la tappa di Vicenza è stata dedicata a Nai Khanom Tom, la cui festa cade il 17 Marzo. Leggenda narra che nel 1767 fu fatto prigioniero dalle truppe d'invasione birmane. In Birmania fu chiamato a combattere contro il campione birmano di Lethwei per vedere quale arte fosse superiore. Nai Khanom Tom vinse questo incontro e il re birmano gli chiese di sfidare altri nove campioni birmani, che furono tutti sconfitti. In seguito a questo risultato il re decise di concedere la libertà a Nai Khanom Tom.
Dopo questa doverosa premessa storica, veniamo alla giornata di Vicenza. Erano presenti 7 palestre: Palestra Independiente di Vicenza, Wat Muay Thai Padova, Palestra Popolare Antirazzista Brescia, Palestra Popolare Tpo Bologna, Thai Gym Bologna, Muay Thai Imola e Popolare Macerata.
La caratteristica di questa manifestazione è che vede confrontarsi palestre non solo popolari e che, soprattutto, a differenza delle altre federazioni, la partecipazione non è riservata esclusivamente a palestre iscritte all'ente o federazione organizzatrice, in questo caso la Uisp. In questo modo esperienze non federate si possono confrontare anche con realtà federate e viceversa.
Ci sono stati 13 incontri di Muay Thai a contatto pieno, 11 maschili e 2 femminili. Il campionato è costruito in modo tale che ci sia principalmente spazio per l'ambito amatoriale, ossia per chi, con tutte le protezioni del caso, ha poca esperienza di incontri alle spalle e poi che ci siano degli incontri assimilabili alla classe C, quindi di livello tecnico più alto, riservati ad atleti più esperti. Per quanto riguarda la tappa vicentina, 11 match da 3 round da 2 minuti con le protezioni e 2 incontri “clou” senza paratibie e caschetto da 5 round da 2 minuti.
La quasi totalità di incontri amatoriali risponde all'idea di rendere sempre più accessibile il confronto sul ring e la giornata di Vicenza ha mostrato che con impegno e sacrificio tutti possono farcela. Vanno menzionate ad esempio Livia di Muay Thai Imola che a 41 anni ha sfidato Elisa di Vicenza di 33 anni oppure il derby over 35 tra Vicenza e Padova tra Efre e Fabio.
Tutti i match sono stati anticipati dal saluto di ogni atleta verso un piccolo altare per Nai Khanom Tom e dall'esecuzione della Ram Muay, l'antica danza dei guerrieri thai. Sono stati seguiti con attenzione dalle 200 persone presenti, che hanno creato un'atmosfera calda, soprattutto quando a salire sul ring erano atleti e atlete di casa.
Il momento clou della serata sono stati gli ultimi due match. Il primo tra Mattia Carmina di Thai Gym Bologna e Giacomo Nobile di Wat Muay Thai Padova. Il match di ottimo livello tecnico è stato vinto dall'atleta bolognese, ma ad infiammare il pubblico è stato l'ultimo incontro tra Enrico Asnicar della Palestra Independiente di Vicenza e Francesco Geluardi della Thai Gym Bologna. E' stato un match combattutissimo ed a tratti spettacolare, dove entrambi hanno dato tutto. Anche se il pubblico di casa sperava in una vittoria di Enrico, il verdetto dei giudici è stato di parità.
Al termine dei match, come nella migliore tradizione del terzo tempo del rugby, atleti, istruttori, giudici ed arbitro si sono seduti tutti a tavola per mangiare e bere assieme. Questo, a sottolineare che si possono praticare gli sport da combattimento a buon livello senza esclusione di colpi sul ring, ma all'interno di clima quasi familiare e di rispetto reciproco.
E Vicenza ha dimostrato che è possibile farlo col sorriso sulle labbra, nonostante la fatica e i colpi dati ed incassati.
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