sabato 31 dicembre 2011

Un altro sport è necessario!

Primo incontro nazionale delle polisportive e delle palestre popolari.
ANCONA SABATO E DOMENICA 14-15 GENNAIO 2012


In questi ultimi anni abbiamo assistito al proliferare di associazioni sportive che, nate all’interno delle discussioni di movimento, si ripropongono, oggi, di costruire un’alternativa al modello dominante del fare ed essere sport.
Attualmente esistono polisportive e palestre autogestite che, attraverso la promozione delle discipline sportive, offrono non solo la possibilità a tutti e a tutte di poter praticare le discipline stesse ma anche un modo nuovo di viverle.
Siamo consapevoli che lo sport piace a tanti ma che pochi lo praticano con quei valori da cui dovrebbe essere ispirato: il riconoscere e il rispettare le differenze culturali o sessuali che siano; il vivere la competizione come uno stimolo e non come il fine ultimo; la lealtà con l’avversario e l’onestà per riportare lo sport fuori dalle logiche di mercato.
Credendo a tutto questo, molti di noi hanno dato vita a squadre di calcio che, in terza categoria, disputano campionati ufficiali della FIGC. Questo esperimento, nasce dalla scommessa di poter costruire la nostra alternativa, anche attraversando quegli spazi da cui si generano molte delle devianze presenti oggi nel calcio. Tante le contraddizioni che abbiamo sollevato e tante relazioni nuove sono sorte attorno alle nostre iniziative.
Soprattutto con la pratica del calcio ci siamo resi conto che anche i campi minori, ma forse soprattutto questi, sono lo specchio perfetto del nostro contesto sociale, per cui la nostra presenza diventa testimonianza di ciò che ci circonda e delle battaglie che stiamo portando avanti. Quanti striscioni abbiamo appeso lunghe le reti che rivendicano il diritto all’acqua pubblica piuttosto che la denuncia allo stato presente della crisi e ai suoi devastanti effetti? Per tutti noi lo sport è un bene comune da tutelare e da promuovere mettendo insieme tutti questi elementi perciò avvertiamo l’impellenza di condividere questi percorsi per renderli più forti e più uniti.
Abbiamo pensato di organizzare un primo appuntamento ad Ancona per unire lo stare insieme e quindi il confronto, con il momento del dibattito pubblico per presentare i nostri percorsi territoriali oltre che l’intervista realizzata da Ivan Grozny a Petrini. Abbiamo scelto di vederci in Ancona per continuare a solidarizzare con la Polisportiva Assata Shakur dopo gli ultimi avvenimenti di cui è stata colpita e con questa disputare un’amichevole prima dell’incontro.

Di seguito il programma:

SABATO 14/01/2012

Ore 15.30 - Triangolare di calcio tra l’ Assata Shakur , la rappresentativa delle Polisportive e Senegal - Camerun Ancona al campo di Candia

Ore 20.00 - Cena

Ore 21.30 - Dibattito pubblico con le realtà presenti e presentazione dell’intervista/documentario: “Carlo Petrini – UNA VITA IN DUE TEMPI” a cura di Ivan Grozny e Davide Sannazzaro.

DOMENICA 15/01/2012

Ore 10.00 - Riunione tra tutti i presenti per discutere e organizzare campagne comuni per il diritto allo sport ed altro…

Per informazioni telefonare

Alessio 320/1189555 - Teo 340/8453642

Per aderire all’iniziativa e per le questioni logistiche scrivere a assatashakurancona2001@gmail.com

Polisportiva Antirazzista Assata Shakur Ancona
Polisportiva Indipendente Vicenza
Polisportiva San Precario Padova
Palestra Cinque Elementi Padova
Palestra Popolare TPO Bologna
HSL Football Club Bologna
A.S.D. Equipo Popular Napoli
A.S. La Paz! Antirazzista Parma
Polisportiva Antirazzista Uppercut Alessandria

mercoledì 28 dicembre 2011

Torneo di Muay Thai



Domenica 18 dicembre il Bocciodromo ha ospitato il Polisportiva Independiente Day. E' stata una giornata interamente dedicata allo sport, allo sport praticato con passione, impegno e devozione per citare gli istruttori di Muay Thai. E' stata anche una giornata di incontro tra discipline diverse, infatti mentre in palestra si svolgeva il torneo di Muay Thai in open space avveniva una premiazione di motociclisti. Il torneo di Muay Thai non è stato solo un'occasione per vedere un po' di sani calci e pugni, ma è stato un'importante finestra sulla Thailandia e la sua cultura. Infatti al bar c'era una mostra sulla Thailandia, non tanto sulle spiagge e i paesaggi da favola, ma sulla Muay Thai, sulla natura e sulla cultura spirituale del paese. Le foto erano in vendita ad offerta libera per sostenere un progetto di costruzione di una palestra di Muay Thai nel nord-est del paese. Gli incontri sono stati alternati da esibizioni di danze thailandesi a cura della comunità thailandese di Vicenza. A sfidarsi sul tatami c'erano gli allievi della Scuola Muay Thai della Palestra "I Cinque Elementi" di Padova e per la nostra palestra Beppe Giunta. La giornata è stata suddivisa con incontri di tre livelli diversi: principianti, intermedio ed avanzato. In un'ottima cornice di pubblico per essere comunque una competizione amatoriale, Matteo, istruttore di entrambe le palestre, presentava la giornata e arbitrava gli incontri. Pur mantenendo sempre il rispetto reciproco, gli sfidanti non si sono risparmiati. La giuria era il pubblico. Il nostro Beppe, al suo primo incontro, sfruttando il fattore di giocare in casa, ha incassato sì qualche colpo da un avversario più esperto, ma non ha sfigurato, terminando l'incontro in parità. Non male come inizio. Ecco il video dell'incontro del nostro Beppe:


Buoni spunti dal livello intermedio e incontro molto equilibrato quello avanzato. Immancabile la musica che accompagna gli incontri, è stato dato molto spazio agli aspetti culturali legati alla disciplina, che ha visto ad esempio gli atleti cimentarsi nella danza tipica dei guerrieri thai. Prima dell'incontro avanzato ogni guerriero ha poi rivolto la tradizionale preghiera agli dei.
Alla fine vengono svolte le premiazioni, i premi erano magliette e cappellini, perchè l'importante era combattere e dare il meglio di sè e non ciò che era in palio.
La Muay Thai è una disciplina che sta prendendo molto piede in Italia e rischia di diventare "commerciale", ma ha un fascino che va oltre alla semplice esibizione di calci, pugni, gomitate e ginocchiate. Può sembrare più violenta di altre arti marziali, ma nasce come strumento di difesa degli antichi guerrieri thailandesi. Se volete immergervi in questa disciplina e negli aspetti filosofici che ci stanno dietro lunedì 9 gennaio riprendono i corsi di Muay Thai in palestra alle ore 19.30.

Di seguito un po' di foto dal torneo...


















giovedì 8 dicembre 2011

Burlesque



Da MERCOLEDI' 11 GENNAIO ogni MERCOLEDI' dalle ore 21.30 alle 23.30 parte il corso di Burlesque.

Il Burlesque è un tipo di ballo molto sensuale che si svela attraverso quel gioco di “vedo non vedo “ di veli e piume colorate che da più di 50 anni ha fatto impazzire intere generazioni.
Quello stesso ballo che ritroviamo nei saloon del Moulin Rouge di fine Ottocento e poi ancora ripreso nei favolosi anni '50, grazie alle sue abbondanti ballerine che hanno aggiunto a questo movimento un tono marcatamente ironico. Oggi affascina il pubblico maschile per la sua provocante sensualità ma anche quello femminile per la vena maliziosamente ironica che lo caratterizza.
L'11 Gennaio partirà un corso di Burlesque che unisce il gusto per lo stile Burlesque di Maria, prima ballerina B. Starlett del gruppo Sick Girl nel “The leggendary S.G. Burlesque Show”e le competenze tecniche maturate negli anni da Marta ballerina professionista di Danza classica che correggerà le posture là dove le stravaganze del Burlesque non lo concedono. Il corso si pone come obiettivo quello di tirar fuori da ogni donna la propria femminilità attraverso l'arte della seduzione, inseguendo quella vena meno popolare ma sicuramente più ambiziosa del Burlesque di fine Ottocento, che tende ad una lettura dello stile in chiave Vodvilliana.
La seduzione non è il fine unico del corso, ma il mezzo attraverso il quale poter imparare a utilizzare il proprio corpo come risorsa, non solo su di un palcoscenico, ma anche e sopratutto nella quotidianità. Il Burlesque è quindi posto come espediente per acquisire una padronanza del proprio corpo in modo naturale.

mercoledì 7 dicembre 2011

18 Dicembre: Polisportiva Independiente Day


Domenica 18 Dicembre sarà una giornata dedicata interamente alla Polisportiva Independiente e ai suoi progetti. Lo sport si impadronirà degli spazi del Bocciodromo. Ecco il programma:


ore 12.30 PRANZO DI AUTOFINANZIAMENTO DELLA POLISPORTIVA INDEPENDIENTE
Il costo del pranzo sarà di 12 euro e bisogna prenotarsi al 3408453642. Il menù uscirà a breve nei prossimi giorni. Questo pranzo è un'importante occasione per finanziare il progetto della Polisportiva, sia quindi ad esempio attrezzatura per la palestra, sia sostenere le spese della squadra. Abbiamo scelto di iniziare il pranzo proprio alle 12.30 per ricordare che a quell'ora la gente mangia e non va allo stadio per il lunch match.

ore 16-19 TORNEO DI MUAY THAI in PALESTRA
Muay Thai, ma anche cultura thailandese, con danze, mostra fotografica e muay Thai.


ore 17 Premiazioni annuali della LEGA MOTOCICLISMO UISP di VICENZA


a partire dalle ore 15 sarà possibile poi usufruire della sala massaggi con un massaggio gratuito di un quarto d'ora.


Vi aspettiamo per sostenere lo sport independiente!!

Ancora un omaggio a Socrates


una triste e profetica frase di Socrates "Voglio morire di domenica e con  il Corinthians campione"...


La "Democrazia Corintiana" scritto nella maglietta durante la dittatura in Brasile


a pugno chiuso...

Independiente-Arnold's A 2-2

L'independiente torna a fare punti in casa. Buona prestazione dell'Independiente che però lascia il rammarico in bocca per il doppio vantaggio svanito contro una squadra messa bene in classifica. All'inizio è l'Arnold's a fare la partita, i padroni di casa sono un po' in bambola e si rischia lo svantaggio in alcune occasioni, ma la difesa regge. Dopo alcune timide azioni offensive, "esterno" Gabriel sugli sviluppi di una punizione riesce a buttarla dentro e così l'Independiente si trova in vantaggio.
Nella ripresa c'è subito il raddoppio su rigore di Piero, ma l'euforia per il doppio vantaggio dura poco, perchè nel giro di cinque minuti gli ospiti rimontano e trovano il pareggio. Si va sul 2-2. La seconda metà della ripresa vede lanci lunghi e capovolgimenti di fronte, gli ospiti sono un pizzico più prudenti e l'independiente tenta di trovare il gol del vantaggio in contropiede. Piero, "15" Leoni hanno delle buone opportunità, ma sfumano sul più bello. Negli ultimi secondi probabilmente c'era un rigore per l'Independiente, ma l'arbitro non fischia. Finisce così in pareggio. Ora manca solo il recupero con il Colle Vigo Sovizzo per chiudere il girone d'andata.

Capoeira



DA MERCOLEDI' 11 GENNAIO parte il corso di CAPOEIRA PER PRINCIPIANTI

OGNI MERCOLEDI' 18.30-19.30
OGNI GIOVEDI' 19.00-20.30


in collaborazione con l'Associazione Beribazu


La Capoeira è un'arte marziale brasiliana, una forma di espressione corporale che coniuga in modo armonico arte,lotta, musica e sport.
L'arte della CAPOEIRA è una delle più alte espressioni folcloristiche ed artistiche del Brasile. Quest'antica lotta di liberazione, che deriva da una danza, in Brasile viene praticata da tutti, bambini, donne uomini e la si può vedere per le strade, negli spettacoli e nelle palestre.
La CAPOEIRA accompagnò il popolo brasiliano fin dalle sue più antiche origini. Nacque circa quattro secoli fa, (intorno al 1580), e la sua origine è nera, infatti gli schiavi africani bantù, deportati dai colonizzatori portoghesi in Brasile ed inizialmente nell'area di Bahia, portarono con sé i loro rituali e la loro cultura, e tra questi, la "danza della zebra" ed un particolare strumento monocorde, il "Berimbau", diventato ormai un simbolo del Brasile, il cui suono fa vibrare di emozione il cuore di ogni brasiliano e dei "capoeiristas" in particolare.
Questi schiavi africani originari dell'Angola e del Congo, venivano impiegati come mano d'opera in lavori massacranti nelle piantagioni di canna da zucchero; al termine delle loro giornate si riunivano e ripercorrevano con la memoria il loro passato di libertà con i canti, le danze, le musiche ed i rituali: tra questi uno diventò "Capoeira", una particolare forma di autodifesa e di lotta mascherata sotto forma di rituale e mimica.
Molti schiavi in questo modo riuscirono a difendersi dai soprusi e dalle frustate dei coloni europei, ad eliminare i sorveglianti bianchi che li vessavano ed a fuggire nelle foreste dell'interno del Brasile, costruendo in esse dei villaggi detti "Quilombos" (pron.Chilòmbos), in cui ricominciare a vivere secondo le loro abitudini e liberi da persecuzioni disumane.
Il termine stresso di CAPOEIRA riassume questa origine: per i brasiliani "capoeira" è un simbolo, ha un significato di lotta di liberazione dalla schiavitù, perché deriva dal nome del luogo in cui quest'arte ha avuto origine: il luogo di lavoro e la prateria in cui gli schiavi fuggivano erano "capoeira".
Infatti per non incorrere nelle punizioni dei padroni bianchi, (dato che agli schiavi era proibita qualunque forma di combattimento diretto o comunque qualunque attività che potesse sembrare potenzialmente pericolosa per l'egemonia dei conquistatori), gli schiavi praticarono questa forma di lotta o lontano dai loro occhi, di nascosto, oppure di fronte a loro, ma mascherandola sotto forma di rituale, di danza mimica acrobatica, con movimenti lenti ad incastro, al ritmo pacato di particolari strumenti tribali ed accompagnandola con canti, nenie e ritornelli spesso nella loro lingua (o dialetto) originale africano, incomprensibile quindi per i portoghesi.





Per chi pensa che la Capoeira sia un'arte marziale debole o scarsa..

lunedì 5 dicembre 2011

Ciao Socrates!

Colpi di tacco, politica e medicina. La rivoluzione permanente di Socrates

La passione per John Lennon e Che Guevara, la battaglia contro la dittatura brasiliana e la passione per fumo e alcol 

È bene per prima cosa sapere che il Brasile è un Paese pieno di gente con nomi assurdi. Per dire, Julio Cesar da Silva, non il portiere dell'Inter ma il difensore centrale della Juventus dei primi anni 90, ha un fratello che si chiama Napoleone Bonaparte da Silva, perché il loro padre aveva una passione per gli imperatori. Dal punto di vista anagrafico, c'è una coerenza che si ritrova nella famiglia di Socrates, i cui fratelli si chiamano Sostenes e Sofocles (oltre a Rai, altro ex nazionale brasiliano).
La qual cosa, spiegava Socrates stesso, gli cambiò non poco la vita. Il padre infatti veniva da famiglia poverissima ed era un autodidatta che si riempì la casa di libri. E il fatto di essere impegnato a diventare un giocatore di fama mondiale e di studiare Medicina non impedì a Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, morto domenica mattina a 57 anni, di leggere Platone, Machiavelli e Hobbes per poi impegnarsi in politica. E fu forse in omaggio al realismo in politica che nel 1964, anno del golpe militare in Brasile, il padre di Socrates prese da uno degli scaffali della biblioteca un libro sui bolscevichi e lo bruciò, probabilmente per evitare guai a sé e alla sua famiglia. Prudenza comprensibile, ma con un effetto collaterale: che fece diventare definitivamente Socrates di sinistra.
Tutto questo, e molto altro, il Doutor ha raccontato ad Alex Bellos in Futebol (Baldini Castoldi Dalai editore, 2003), splendido viaggio nel calcio brasiliano che si chiude proprio con una lunga intervista al capitano del Brasile ai Mondiali 1982 e '86: «Ho dovuto diventare un bravo giocatore per necessità. Per prima cosa sono un tipo impaziente (...). Secondo, più irraggiungibili sembrano le mete, più ci si sente stimolati. Giocavo a calcio, ma stavo anche per diventare medico. Da me si aspettavano che fossi il più ingegnoso di tutti. Se non avessi studiato Medicina sarei stato un giocatore più limitato». Basterebbero davvero queste poche righe a dare l'idea dell'eccezionalità del personaggio, ma Socrates è stato davvero molto di più.Il Corinthinas in campo con i numeri e la scritta «Democracia» a rovescio per protesta contro la dittatura. Socrates ha il numero 8 (dal libro «Futebol» di Alex Bellos)
Come ricorda Bellos, nel 1982 il Corinthians di San Paolo vinse il campionato statale con la parola «Democracia» stampata sulle magliette. Una vittoria che, per Socrates, fu «probabilmente il momento più perfetto della mia vita, e sono sicuro che lo è stato anche per il 95% degli altri». Era il punto di arrivo di una battaglia iniziata 4 anni prima, con la «Democrazia corinthiana» (la Grecia, ancora), cioè il tentativo di trasformare una squadra di calcio da sistema fondamentalmente gerarchico a cellula socialista in cui le decisioni grandi e piccole venivano prese all'unanimità. Si partiva dall'orario dei pasti («venivano proposte tre soluzioni diverse che poi dovevano essere votate. E si accettava la scelta della maggioranza. Non emersero mai problemi») e si finiva col ritiro, considerato da Socrates l'estensione dell'autoritarismo della dittatura alla quotidianità di una squadra di calcio: «Il fine ultimo della concentração è di umiliare le persone. È come dire: "Tu non vali niente, sei un irresponsabile, devi essere tenuto sotto sorveglianza". È una cosa stupida. Tanto più uno sta bene, tanto più uno gioca bene».
Nel calcio blindato di oggi, questa può essere un'utopia che strappa un sorriso. Ma sotto una dittatura sudamericana (per quanto non dura come quelle argentina o cilena), il significato simbolico fu tutt'altro che trascurabile. Tant'è vero che nel novembre 1982 il Corinthians scese in campo con la scritta «Il 15 andate a votare» per le elezioni che avrebbero segnato un primo passo verso la democratizzazione del Paese. Due anni dopo, racconta sempre Bellos, Socrates parlò davanti a un milione e mezzo di persone, promettendo che sarebbe rimasto in Brasile se fosse passato un emendamento costituzionale che ristabilisse libere elezioni presidenziali. Non passò. E Socrates andò alla Fiorentina.
Com'è noto, la sua avventura italiana non fu entusiasmante, e probabilmente c'entra anche il fatto che il fumo e l'alcol non sparirono mai dalle sue abitudini: «Ho provato a smettere cinquantamila volte. Ho provato anche oggi, ma ho resistito fino alle 11 del mattino. L'unico quesito filosofico che mi pongo è: «Perché mai dovrei cercare di fingermi diverso da come sono?"».
Non lo fece mai, in effetti. Non nascose le sue passioni per John Lennon e Che Guevara, ma nemmeno le sue convinzioni sul calcio contemporaneo: era l'evoluzione atletica del calcio (che per lui era probabilmente un'esasperazione) ad aver intasato gli spazi del campo: «Tutti gli sport hanno adattato le loro regole allo sviluppo fisico umano, ma il calcio non l'ha mai fatto». Perciò la soluzione per ricominciare a vedere del calcio divertente era una sola: ridurre le squadre a nove calciatori: «Per consentire ai giocatori di sfruttare maggiormente le loro abilità tecniche, è necessario compensare l'evoluzione fisica degli atleti».
Affascinante, certo, ma anche bizzarra teoria, questa di Socrates. D'altronde, parliamo di un uomo entrato nella storia del calcio per i suoi colpi di tacco, cioè l'espediente appunto più affascinante e bizzarro che un calciatore (oltretutto alto 1,92) abbia a disposizione. Si potrebbe osservare che - come infatti pensarono in molti durante la sua non fortunata parentesi italiana - si trattava di orpelli superflui in assenza di ben altra sostanza, e infatti il suo Brasile non vinse mai nulla. Ma chi ha visto giocare quella squadra - esattamente come l'Olanda di Cruijff - la porta nel cuore per sempre, a dispetto del fatto che né l'una né l'altra abbiano mai vinto alcunché. È alquanto probabile che questa fosse tra le cose di cui Socrates sia andato più fiero. Adeus, Doutor
di Tommaso Pellizzari