martedì 15 marzo 2011

Ultras del Treviso insultano e pestano un albanese in autogrill

Razzismo, gli ultrà del Treviso insultano e pestano un albanese

Inserviente dell’Autogrill all’ospedale. Tifosi identificati e denunciati. Le Digos di Venezia e Treviso hanno ricostruito l’episodio di domenica


VENEZIA - Ha tenuto gli occhi bassi e ha continuato a spostare la scopa a destra e a sinistra nervosamente. Non ha alzato la testa nemmeno quando si è accorto che alcuni di loro stavano svuotando gli scaffali del negozio mettendo la roba in tasca alla rinfusa, senza la minima intenzione di avvicinarsi alle casse. L’inserviente albanese che lavora all’autogrill di Arino nel Polesine ha avuto paura fin da subito di quel gruppo di 36 ultras del Treviso calcio pieni di bandiere (e di birre) di ritorno dal pareggio con la squadra del San Paolo di Padova. Non si aspettava tuttavia che iniziassero a insultarlo pesantemente senza una ragione. E non si aspettava di certo che dopo avergli gridato «torna a casa tua slavo di m...», qualcuno di loro decidesse di passare alle vie di fatto: una spinta in pieno petto che lo ha fatto piombare per terra e un finto calcio dritto al volto fermato a mezz’aria come nella simulazione di un rigore. Ma evidentemente agli ultras del Treviso non bastava ancora. Ed ecco che dal gruppo dei 15 che avevano circondato il ragazzo albanese, se n’è staccato uno con una bottiglia di birra in mano, una di quelle appena rubate in autogrill, ancora piena.
Bottiglia che ha finito la sua corsa proprio sul viso del ragazzo che cercava di rialzarsi e che gli ha spaccato la fronte. A quel punto i colleghi del ragazzo, che è finito in ospedale con venti giorni di prognosi e alcuni punti sulla testa, hanno subito chiamato la polizia, mentre gli ultras rimontavano sul pullman e riprendevano l’autostrada in direzione di Mestre come se niente fosse. La stradale ha dovuto infatti inseguire il mezzo fino a Martellago prima di fermare la corsa dei tifosi e chiamare la Digos di Venezia che, in collaborazione con quella di Treviso, ha proceduto all’identificazione di tutti e che a breve formulerà una denuncia per lesioni aggravate e percosse con l’aggravante dei futili motivi e del razzismo. Non si spiega, infatti, in altro modo il gesto degli ultras che non sono nuovi a episodi del genere. I tifosi del gruppo identificato dalla polizia veneziana sono presumibilmente gli stessi che dieci anni fa avevano fatto discutere il mondo del calcio per aver intonato cori razzisti ai danni di Akeem Omolade, 18enne nigeriano. Quella volta il giocatore era entrato in campo con la maglia del Treviso contro la Ternana e si mise a piangere mentre dagli spalti i soliti idioti avevano iniziato a gridare «negro di m... è meglio se ti impicchi » per poi abbandonare lo stadio con tutti gli striscioni.

E se in quell’occasione, a difesa di Omolade, si era schierato l’intero Treviso calcio, i cui giocatori scesero in campo con il volto dipinto di lucido da scarpe nel match contro il Genoa, questa volta, in difesa dell’inserviente albanese non si è esposto nessuno dei clienti dell’autogrill. D’altra parte gli episodi di razzismo che coinvolgono gli ultras italiani sono all’ordine del giorno. Sempre nel Trevigiano, nella primavera dell’anno scorso, le tifoserie delle squadrette amatoriali del Susegana e del Burgo Players avevano pensato bene di insultare i rispettivi avversari apostrofandoli con «albanese di m...» e «sporco negro vattene a casa». In quel caso la vicenda finì prima che i due gruppi di trevigiani venissero alle mani e l’episodio fu punito dai giudici sportivi con venti euro di multa per società, mentre le frasi razziste furono derubricate a semplici ingiurie. Poche settimane prima, infatti, c’era stata una sentenza dello stesso tribunale di Treviso che aveva lasciato decadere l’accusa di razzismo per un commerciante che aveva invitato un senegalese a uscire dal suo negozio dandogli del «negro di m...».

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