Domani martedì 17 luglio al Bocciodromo alle ore 21.00 verrà proiettato il film "Yamada, il samurai di Ayothaya". E' un film thailandese del 2010 mai uscito in Italia e quindi difficile da reperire. E' un film che ha la Muay Thai sullo sfondo e prende spunto da una storia vera. Il film sarà proiettato con una versione sottotitolata.
Di seguito una recensione tratta da un blog
Prefazione lampo: in questo film recita Buakaw. E ha i baffi.
Samurai e Thai boxers, l’unione è possibile. Girano ancora poche notizie su Yamada: The samourai of Ayuthaya, uno dei film più interessanti del 2010. La formula propone un insolito - e devo dire neanche niente male – mix tra ninja, samurai giapponesi in gonna e pugili thai baffuti e cazzuti, combattere nella sperduta provincia thailandese di Ayothaya.
Nonostante il film sia ben fatto e ricco di aspetti positivi che vedremo, non se ne può dire la stessa cosa a proposito della trama che, a onor del vero, è copiata pari pari dalla storia presentata da L’ultimo samurai del belloccio Tom Cruise in versione spadaccina. Potremmo poi dire che a sua volta L’ultimo samurai è scopiazzato dal più longevo Balla coi Lupi, per continuare un’infinita lista di scopiazzamenti a tappeto che terminerebbero (forse) con Il Libro della Giungla, ma sarebbe troppo lunga. Insomma, in soldoni è la solita storiella del sampronio di turno che finisce nelle mani dei suoi nemici ma, contrariamente a ciò che si aspettava, lo salvano e se lo portano nella loro terra fino a fargliela amare alla follia.
A detta della pellicola, la storia presentata è vera e i personaggi sono realmente esistiti. Siamo nel periodo Edo giapponese nella provincia di Ayothaya della Thailandia. Yamada Nagamasa è un samurai assoldato come guardia del corpo di un signore dell’esercito. Scampati da un agguato teso dai Simaesi nella loro casa, Yamada si vede ugualmente redarguito per non aver impedito a sufficienza che i nemici venissero a conoscenza della residenza del nemico. Dopo una notte di festa nel villaggio però, Yamada viene aggredito e colpito da dei ninja comandati da un funzionario del suo signore che tenta così di ucciderlo per la sua inettitudine dimostrata come guardia del corpo. Proprio mentre il nostro eroe sta per ricevere il colpo di grazia, si palesano quattro thai con capigliature all’insù e baffi a corna di bufalo che, a colpi di ginocchiate e gomitate nucleari, neutralizzano i ninja salvando così Yamada che viene portato al loro villaggio e curato dalle ferite riportate.
Da qui in avanti si può benissimo immaginare il proseguimento della storia: Yamada viene accolto dapprima con diffidenza, poi come membro della loro gente, imparando la loro cultura e rendendosi utile a loro. Il conto con i Giapponesi rimane però ancora aperto.
Come ho detto, nonostante la storia proposta abbia ben poco di originale, trovo che il film sia comunque un ottima riuscita per vari motivi. Certamente un contributo notevole lo danno i luoghi dai paesaggi esotici e antichi, così come i rituali della Thailandia di un tempo. La sceneggiatura e la fotografia sono particolarmente suggestive e studiate scena per scena e lo stesso valga per le scenografie. Inoltre il realismo dei combattimenti non toglie la grande spettacolarità delle azioni.
Stupirà, ma Yamada è in un certo senso un film pieno di pace. Il film infatti inizia affermando:
“Il film è basato sia su fatti storici sia sulla fantasia dell’autore per commemorare il 124mo anniversario delle relationi diplomatiche tra Thailandia e Giappone”
Nonostante alcune scene siano piuttosto crude e violente, non hanno niente di quello spirito da adrenalina alle stelle tipico di molti film d’azione. Il Giappone di Yamada e la Thailandia degli abitanti di Ayothaya sono Paesi che fanno del proprio bagaglio culturale un tesoro da condividere e da arricchire, lontani dalle antiche convinzioni di purezza e di perfezione assoluta e vicini ad un concetto pacifico e altrettanto nobile di umanità.
Questa idea di due culture che convergono è la vera colonna portante del film, la cui rappresentazione più evidente è la spada dalla lama giapponese e dall’impugnatura fatta in Ayothaya. Ho particolarmente apprezzato la cura che il regista ha posto nella ritualità dei diversi stili di combattimento. I fronteggiamenti di spada preservano massima fedeltà alla tradizione della scherma giapponese, i movimenti sono precisi, netti in ogni azione, evitando così la classica e tediosa accozzaglia di sciabolate. Lo stesso si dica per gli scontri in stile thailandese; ogni combattimento inizia con il rito del saluto tra i due avversari e il rispetto è uno dei valori che vengono premiati. I Tanaileuk dal baffo biricchino non sono guerrieri assetati di sangue o picchiatori di strada, al contrario ci vengono presentati dei discepoli buoni quanto devoti. Poi se non li fai incazzare ovviamente è meglio… (vedi figura sotto)
La muay thai viene qui presentata in maniera del tutto diversa da quella proposta dai film come Ong Bak, che l’hanno resa celebre in tutto il mondo. L’eleganza dello stile ha molte più attenzioni della sua brutalità così come i suoi praticanti che, nonostante l’aspetto decisamente esotico, sono mostrati privi di un’indole da picchiatore macho, quanto piuttosto quella di veri difensori.
Interessante l’attenzione data alla sfera del linguaggio; i dialoghi tra Giapponesi avvengono tutti in lingua originale, così come i pensieri di Yamada.
Questo è uno di quei film che ti rivedresti senza problemi, davvero una bella sorpresa!
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