sabato 5 gennaio 2013

La grinta di Boateng


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La prima impressione a pelle, che ho avuto vedendo il video di Pro Patria-Milan, è che Boateng ha fatto bene. Ho pensato "finalmente qualcuno che reagisce e se ne va". Troppe volte ci lamentiamo che nel calcio e nello sport gli atleti devono rimanere neutrali, non devono esporsi, non devono prendere posizioni politiche. Ci lamentiamo poi del menefreghismo da una parte oppure dall'altra del muro di silenzio, che il mondo del calcio ha nei confronti delle sue problematiche e contraddizioni.
Come mai una volta tanto che c'è una presa di posizione, qualcuno la critica come ipocrita? A parte il leggendario calcio volante di Eric Cantona, non si è mai visto un calciatore avere una reazione così forte e veemente nei confronti di tifosi che lo stavano insultando e provocando.
E' vero che ciò è avvenuto in un'amichevole e che probabilmente non sarebbe successo in Champion's League, però intanto è avvenuto. Per la prima volta il calcio mainstream si è fermato per un episodio di razzismo ed il fatto che l'abbia fatto il Milan dà più valore e significato. Io non credo nell'antirazzismo genuino del Milan, però sicuramente questa vicenda ha avuto il merito di rendere evidente a tutti che il problema del razzismo nel calcio c'è. La tendenza di solito è quella di negarne l'esistenza, di minimizzarlo, di dire che gli insulti sono tutti uguali oppure scappano a causa dell'emotività del momento. Forse dopo questo episodio, i prossimi giocatori vittime di discriminazioni, magari nei campetti di provincia, si sentiranno più legittimati ed avranno più coraggio a fare gesti ecclatanti come quelli di Boateng.
Io vedo, piuttosto, tanta ipocrisia nei commenti degli opinionisti, nelle prese di posizioni dei vari esponenti del mondo del calcio. Su tutti Abete, il presidente della Figc. Le sue dichiarazioni parlano di "sdegno per i cori razzisti", "richiesta di punizione per i colpevoli" e soprattutto "La vicenda di oggi – conclude il presidente Abete - conferma ancora una volta la necessità di non abbassare la guardia di fronte alla recrudescenza della discriminazione razziale e della sottocultura razzista, chiamando alla mobilitazione e rafforzando l’impegno civile di tutte le forze sane del calcio”.
Forse il primo passo di questa mobilitazione ed impegno civile sarebbe cambiare il regolamento della Figc che riflette una "sottocultura razzista" per quanto riguarda il tesseramento degli stranieri e dei figli dei migranti, anche nati in Italia, nelle giovanili. Come si può parlare di impegno civile se a causa dei comma 11 e 11bis dell'articolo 40 tanti stranieri non possono giocare nei campionati dilettanti? Se per tesserare un bambino di 7 anni nei pulcini bisogna presentare una documentazione assurda? Se per giocare nella squadra di paese devi essere residente da almeno un anno in Italia con il permesso di soggiorno valido fino a fine stagione?
Invece di dare una pioggia di Daspo inutili o promuovere iniziative di facciata, non sarebbe un bel segnale da parte della Figc cambiare il regolamento una volta per tutte? 

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