giovedì 7 novembre 2013

Diamo un calcio all'omofobia!


Intervista a Paolo di Bugs Bologna

"A me sembra difficile pensare che scelgano un gioco così maschio, dai contrasti così decisi." [Gianni Rivera]  

Anche quest'anno la Polisportiva Independiente ha aderito all'Action Week contro le discriminazioni lanciato dalla rete Fare (Football Against Racism in Europe). In 46 paesi, europei e non solo, dal 15 al 29 Ottobre si sono svolte centinaie di iniziative di sensibilizzazione sulla tematica delle discriminazioni nel mondo dello sport: letture di messaggi prima delle partite di Champion's League ed Europa League, striscioni contro l'omofobia portati in campo dalle squadre, coreografie di tifoserie, organizzazioni di tornei, incontri da parte di associazioni per i diritti, associazioni sportive e polisportive.
Quest'anno abbiamo deciso di incentrare la nostra azione sul tema dell'omofobia, perchè nel calcio purtroppo le discriminazioni sono a più livelli e vanno a colpire anche gli orientamenti sessuali.L'incontro "Diamo un calcio all'omofobia", che abbiamo organizzato al Cs Bocciodromo Mercoledì 23 Ottobre, voleva entrare nel merito di un argomento che nel mondo dello sport è tabù: l'omosessualità. Abbiamo invitato Cristina Rampin, psicologa dello Sport di Venezia, e Paolo di Bugs Bologna Sport.
La serata è iniziata con la visione di un pezzo della trasmissione V-ictory di La7 del 2008 dedicata a questo tema, che a tutt'oggi risulta essere l'unico momento televisivo dedicato al rapporto tra omosessualità e sport. Emerge chiaramente come il mondo del calcio non è assolutamente "friendly" per un gay, perchè è culturalmente impregnato di pregiudizi sia sull'omosessualità, sia sul fatto che un gay possa svolgere una disciplina "maschia" e simbolo di virilità maschile. Già il linguaggio "da spogliatoio" con espressioni del tipo "non giocare come una femminuccia" rende l'idea dell'ostilità e della difficoltà ad esempio di fare coming out.
Tuttavia se un atleta trovasse il coraggio di fare coming-out, si presenterebbe il problema degli sponsor, che non accetterebbero volentieri questa confessione. Nonostante le importanti prese di posizione di Prandelli, comunque, vizio classico del mondo del calcio, si tende a nascondere il problema o a negarne l'esistenza.
In questo contesto per fortuna esistono delle esperienze che vanno in controtendenza, come ad esempio quella di Bugs Bologna, che, come giustamente sottolineano loro, non sono una "squadra gay", ma una squadra contro l'omofobia. E' una squadra che gioca nel campionato amatoriale Uisp di Bologna di calcio a 7 e che rivendica con orgoglio la propria identità. Ci giocano sia omo che eterosessuali e "sotto la doccia in spogliatoio non succede niente di strano". Vincono pure le partite alla faccia delle battutine, nonostante non si siano mai verificati in campo episodi diretti di discriminazione. Come giustamente sottolinea Paolo, l'omofobia è soprattutto un fenomeno che si manifesta subdolamente, anche se purtroppo non solo lo sport, ma tutta la società ne è permeata.
Ecco il link dove potete trovare l'intera puntata di V-ictory, andata in onda nel 2008 su la7: http://www.la7.it/programmi/v-_ictory/video-332828

Come esempio di ignoranza e omofobia non si poteva ovviamente non prendere Luciano Moggi...
 

Nessun commento:

Posta un commento